lunedì 23 dicembre 2013

Senza la paura non si vive.

«Io sono il Ministro della Paura

e come ben sapete senza la paura non si vive.

"Io trasformo la paura in ordine,
e lordine è il cardine di ogni società rispettabile.
Per questo io ci sarò sempre"       

(Antonio Albanese)







 La notizia di oggi è: la  protesta e la  lettera riportata dalla Stampa, del deputato del PD, Khalid Chaouki.    qui.
Precedute da qualche giorno dalle immagini del video del TG2, e le successive reazioni ipocrite della politica. «Abbiamo deciso di rescindere il contratto con l’ente che ha gestito il centro di Lampedusa» Dichiara Alfano- «lo Stato italiano ed il governo non possono accettare che ci siano nel proprio territorio nazionale» violazioni «dell’integrità della persona», della «sua dignità e violazioni della privacy».  
Questi politici non si sa dove hanno vissuto fino ad oggi, chi ha fatto le leggi in questi ultimi venti anni? I marziani? I Venusiani?
La Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha più volte condannato l'Italia.
È stato violato l'articolo 3, della Convenzione europea per i diritti dell'uomo “che proibisce trattamenti inumani e degradanti,” È stata riscontrata anche una 'violazione dell'articolo 4 del protocollo 4', che si riferisce al divieto delle espulsioni collettive.
Ministro al tempo dei fatti. Roberto Maroni.
“Un esodo biblico come non si era mai visto,”
“È uno scenario apocalittico.”
“Il Maghreb esplode, l’Europa sta a guardare e ancora una volta siamo soli a fronteggiare una drammatica emergenza umanitaria”.
Questo Maroni nel Febbraio 2011.  In tutto il 2011, sono sbarcati 15 mila persone, e sono stati eseguiti 13.667 rimpatri e "l’obiettivo è quello di arrivare a quota 25-30 mila entro la fine dell’anno" sosteneva Maroni a Luglio 2011, in pratica il 200%.
Ma, doveva essere un esodo bibblico?

Solo Emergency, Medici Senza Frontiere e Amnesty International , hanno denunciato la situazione dei CIE; in cui vengono descritte “strutture inadeguate a svolgere il loro compito”. Inoltre, viene segnalato l'alto tasso di suicidi e  autolesionismo tra i trattenuti nei centri. “Molte volte i detenuti sono sistemati in container e in altri tipi di alloggi inadeguati a un soggiorno prolungato, esposti a temperature estreme, in condizioni di sovraffollamento. Alcuni centri hanno uno spazio aperto troppo angusto, quando non manca del tutto. Vi sono notizie di condizioni igieniche carenti, di cibo scadente, e soprattutto di mancate forniture di vestiti puliti, biancheria, lenzuola.”( Amnesty International ) qui e qui
Senza dimenticare, violenze le aggressioni fisiche, le morti sospette, ecc…
La legge Bossi-Fini. (L. 189/2002). Doveva avere lo scopo;  “al fine di garantire l’integrazione e la regolarizzazione del soggiorno….”
La regolarizzazione non è prevista dalla legge, mai, in nessun caso.
Nell'ordinamento italiano repubblicano, i CIE costituiscono una grande novità: prima non era mai stata prevista la detenzione di individui se non a seguito della violazione di norme penali. Non a caso, i soggetti prigionieri nei CIE non sono considerati detenuti, ma ospiti. Dimostrando di essere una legge fascistissima, che ricorda quella dei confini, dove venivano mandati tutti i dissidenti, del regime. (Testo Unico 18 giugno 1931 IX, n.773)
Oggi come allora, i giornalisti Italiani, si fanno apprezzare, per il grido, virile e italico, “me ne frego”
Quando; Forza Nuova invoca “rastrellamenti immediati ed espulsioni di massa”…Concludendo che “è ora di insorgere contro il flagello dell’immigrazione selvaggia”. Dove erano le forza politiche? Tutti quei editorialisti, sempre pronti alla condanna decisa e all’indignazione, dove sono ?
Passiamo ai CIE.
CIE; Centri per l'identificazione e l'espulsione degli stranieri irregolari,  per  trattenere persone in attesa di un'espulsione certa. Condizione che può durare 18 mesi, sorti secondo una logica cosiddetta 'emergenziale', non seguono un piano razionale.
I Cie, attualmente presenti in Italia:
  1.   Bari-Palese, area aeroportuale – 196 posti
  2.   Bologna, Caserma Chiarini – 95 posti
  3.   Brindisi, Loc. Restinco - 83 posti
  4.   Caltanissetta, Contrada Pian del Lago – 96 posti
  5.   Catanzaro, Lamezia Terme – 80 posti
  6.   Crotone, S. Anna – 124 posti
  7.   Gorizia, Gradisca d’Isonzo – 248 posti
  8.   Milano, Via Corelli – 132 posti
  9.   Modena, Località Sant’Anna – 60 posti
  10. . Roma, Ponte Galeria – 360 posti
  11. . Torino, Corso Brunelleschi – 180 posti
  12. . Trapani, Serraino Vulpitta – 43 posti
  13. . Trapani, loc Milo - 204 posti


Come si vede l’Italia non è capace di identificare 1900 persone, in un anno.
Ma ora a che punto siamo? Vedi qui e qui
A Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e Palazzo San Gervasio (Potenza) potrebbero sorgere due nuovi CIE, dopo l’avventura presto finita dell’emergenza Nord Africa. Il governo ha stanziato 13 milioni di euro ma non si sa se i lavori abbiano preso l’avvio e che punto siano. Poi Quanto costano? Di preciso non  è dovuto sapere. Si sa solo che c’è un grosso giro d’affari, e di interessi da parte del ministero della Paura.

 E per finire il Ministro della paura

martedì 17 dicembre 2013

Mola Asinara



L’uomo è un essere vivente che ha delle esigenze fondamentali per vivere: bere,mangiare, accoppiarsi e riposarsi, tutte attività necessarie alla sopravvivenza dell’individuo e della specie.
Qui non si parla di diritto ma di necessità.
All’asino bisogna darli da mangiare e l’acqua necessaria al mantenimento della sua struttura d’asino. Quest’asino non ha nessun diritto, ma presta un servizio al suo proprietario.
La necessità è soddisfatta solo se in cambio, l’individuo (o l’asino) fornisce al gruppo sociale dominante il lavoro.
Per questo si parla di diritto al lavoro, ma non il diritto all’ozio.
 Ma la proprietà privata o di stato, che da forma alle gerarchie non vi avrebbe trovato un suo tornaconto, nell’ozio degli asini.  Bisogna quindi parlare non di un diritto dell’uomo, bensì di un diritto dei dominanti di conservare la loro dominanza.
Si è insegnato agli individui di lavorare con “il sudore della fronte”, e questo automatismo culturale, è così ben inculcato che loro stessi chiedono di far “sudare la loro fronte”, per il mantenimento delle gerarchie.
 Su questi bisogni fondamentali, s’innesca l’apprendimento , intrapreso fin dalla nascita, del modo in cui può appagarli. Apprendiamo le regole sociali,  delle ricompense, (salario, promozioni, beni di consumo) e delle punizioni se queste regole non vengono rispettate.

 I diritti del lavoratore non sono altro che i diritti del padrone. 


giovedì 12 dicembre 2013

Albert Camus


Un secolo fa nasceva Albert Camus. Uno dei più grandi scrittori del 900, difficilmente catalogabile in una corrente letteraria definita. “considerato uno dei padri dell'esistenzialismo, accanto a Jean-Paul Sartre, malgrado i forti elementi di contrasto tra i due, che vanno però visti sotto il profilo etico-politico più che filosofico. Aderenti entrambi alla Resistenza, dove militarono nella formazione Combat, e al Partito Comunista Francese, ma ben presto Camus mostra l'inconciliabilità della sua visione del mondo col marxismo ortodosso; lascia il partito e si accosta al movimento anarchico.” (Wikipedia) È stato Premio Nobel per la letteratura nel 1957. Considerava la guerra e le divisioni ideologiche come il male assoluto, che rende gli uomini vittime o carnefici, schiavi e ribelli. Profondamente impegnato nelle lotte e nei dibattiti del suo tempo; ha combattuto contro la pena di morte in Francia; (abolita solo nel 1981, dal codice penale francese) «Se la Natura condanna a morte l'uomo, che almeno l'uomo non lo faccia», usava dire. In Francia ci sono le polemiche sulla celebrazione del centenario, perché, Camus, non era troppo patriota.. e i denigratori di Camus, in prima fila c’è l'estrema destra Jean-Marie Le Pen, non a caso sostenitori del reintegro della pena di morte.. 
Comunque, qual è l’atto migliore per celebrare uno scrittore? Leggere le sue opere! 
Consiglio di leggere o rileggere, i due romanzi del “ciclo dell’assurdo”. “Lo straniero” e “la Peste”..e il saggio; “l’Uomo in rivolta”..



martedì 10 dicembre 2013

Ogni epoca ha i suoi buffoni.


Ogni epoca ha i suoi buffoni,  e il numero dei buffoni determina lo stato di decomposizione di una nazione. Quando un avventuriero come Mussolini può giungere al potere, vuol dire che il paese non è né sano né maturo. Questa in sintesi è la tesi di Camillo Berneri in: “Mussolini grande attore.”
Ma vediamo ora come ci descrive la “compagnia di teatro” il Berneri.
“ D'Annunzio era un istrione come Mussolini. La sua villa sul lago, a Gardone, museo-convento-alcova dove il lusso più sfrenato si mescolava ai simboli della povertà francescana, fu il suo teatro. Vi erano donne dai facili costumi in abito di suore francescane e legionari viveurs, anch'essi in veste di terziari. Vi si vedeva una statua di S. Francesco rappresentato con un'enorme spada al fianco ed anche un quadro raffigurante D'Annunzio completamente nudo, con la corona di poeta in testa e il monocolo, inginocchiato davanti a S. Francesco che gli apre le braccia. La «cella monacale» aveva il soffitto in oro battuto; dappertutto era scritto Silentium e si sparavano cannonate.[….]
Poi passa a descrivere come accoglieva la stampa le gesta di D’Annunzio.
“La riprendo dal Corriere della sera del 25 maggio 1926. Si tratta dell'inaugurazione del vessillo del gruppo sportivo degli impiegati della Banca Popolare di Milano.
D'Annunzio appare al Vittoriale, sul ponte, alla prua della nave Puglia, che inalza il suo albero maestro in mezzo al verde delle colline. È vestito da generale dell'aviazione. Su una montagna, sul ponte di una nave, in divisa d'aviatore: c'è la terra, il mare e il cielo. Si toglie il berretto e parla. Comincia a piovere e si grida dal pubblico: «Tenete in testa il berretto!». L'oratore risponde: «Il comandante non riceve ordini»; lancia il suo berretto fra la folla e aggiunge ridendo: «Mi dispiace che non sia qualcosa di più solido». Uno dei presenti, il sindaco di Crema, domanda la parola e annuncia che un piccolo gruppo di legionari cremaschi si è unito al grosso del pellegrinaggio sportivo e che porta in dono alcune preziose monete dell'epoca di Barbarossa. Il poeta risponde: «Non sono un numismatico ma le accetto come un obolo e fo osservare che anche la Banca Popolare doveva portarmi, e dovrà farlo, il buono da cinquanta centesimi che essa stampò, sessanta anni fa, al tempo della crisi finanziaria». Nessuno ha pensato a questo dono. E il poeta riprende a parlare qualificandosi «uomo di finanza»: «Il figliuol prodigo, di cui io sono il discendente, è il più perfetto uomo di finanza. Si dice, miei cari compagni economi, che il Comandante ha le mani bucate... Ecco il segno che mi apparenta a S. Francesco che aveva, anche lui, le mani bucate dalle stigmate. Attraverso le mie stigmate passerà anche quel buono di cinquanta centesimi che voi non mi avete portato». Terminato il discorso, abbracciato il labaro, D'Annunzio ordina di tirare sette colpi di cannone. Poi discende dalla prora, abbraccia alcuni legionari cremaschi e promette di andare a Crema, incognito «con la parrucca, una barba finta e un paio di occhiali d'oro da giovane pianista». Dopo aver parlato dell'efficacia del digiuno sul cervello, si ritira.
E questa non è stata una delle cerimonie più stupefacenti.”
Dopo Berneri, passa a descrivere il terzo buffone; Edgarde la Plante.
“Le buffonate di D'Annunzio sono un segno dell'epoca. Ma ancora più significativa mi sembra l'avventura di Edgarde La Plante, comparsa cinematografica americana, che riuscì nel 1924 a farsi passare per un principe pellirossa e a divenire un personaggio ufficiale del fascismo. Come i vermi che formicolano su un cadavere consentono di stabilirne il grado di decomposizione, così la specie di avventurieri che riescono ad imporsi in un dato momento storico illuminano lo stadio di decadimento di una nazione.
La Plante non era che il capo di una troupe di pellirossa da circo, un presentatore-Barnum della casa cinematografica «Paramount», un ballerino e cantante dei teatri di varietà. Alcoolizzato, bigamo e omosessuale, non era fornito di alcuna cultura. Era un volgare scroccone. Conosciute a Nizza due contesse tedesche, madre e figlia, divenne loro amico: così cominciò a spillar loro denaro. A Grado, a Porto Rose, a Trieste debuttò facendosi passare per un grande capo indiano venuto in Europa per rivendicare i diritti della sua razza. I suoi primi successi, nei Casinò e negli stabilimenti balneari, gli suggeriscono l'idea di fare un giro trionfale attraverso tutta l'Italia. La prima tappa fu Venezia, ove venne accolto con una grande manifestazione popolare. Scese all'Hotel Danieli: i giornalisti accorsero per intervistarlo, presentandolo poi, con articoli stupidamente apologetici, come un autentico principe indiano. Invitato a ricevimenti ufficiali, cominciò a circondarsi di segretarie e di una specie di guardia personale composta da giovani fascisti. Ormai sicuro di sè, si gettò nell'avventura. Il 21 luglio 1924 è proclamato a Fiume fascista ad honorem. Un generale della milizia fascista gli dona, a Trieste, la sua foto con questa dedica: «A Sua Altezza il Principe Chief Elk Tananna Ray, fascista nell'anima e gregario devoto». Il vescovo dell'Istria gli fa dono di un prezioso anello; ad Ancona è accolto ossequiosamente dalle autorità; a Bari riceve una seconda tessera ad honorem; nei paesi delle Puglie il suo arrivo è salutato dalle campane delle chiese; a Roma è ricevuto da Mussolini; a Milano i moschettieri di Mussolini lo nominano moschettiere onorario; a Torino parla alla celebrazione del secondo anniversario della marcia su Roma; dovunque gli è conferita la qualifica di membro onorario di numerose associazioni di ex-combattenti e dovunque distribuisce denaro a piene mani. Quando stava per sedersi a teatro, nel palco reale, dovette ripartire per la Svizzera con la sua collezione di foto con dedica, di doni, di tessere ad honorem, di lettere d'ammirazione. Arrestato, venne condannato per truffa e fu l'Italia ad essere giudicata. Uno dei membri del tribunale osservò: «Neppure D'Annunzio venne esaltato a tal punto» e una donna di spirito scrisse all'accusato: «In questo mondo e di questi tempi solo cervelli come il vostro fanno carriera. Che guaio aver voluto attribuirsi un titolo che non vi spetta! Se aveste scelto la carriera politica, sareste ora un grande capo...».

Appunto ogni epoca ha i suoi buffoni, i nostri nonni avevano Mussolini, D’Annunzio e La Plante, a noi è toccato Berlusconi, Grillo e Renzi. “Bisogna che gli italiani si sbarazzino di Mussolini, ma bisogna anche che si sbarazzino dei difetti che hanno permesso la vittoria del fascismo.” Ecco forse ci è mancato questo.




Brani tratti da –Mussolini grande attore- Camillo Berneri. Che in formato PDF, lo trovate qui: http://www.liberliber.it/mediateca/libri/b/berneri_camillo/mussolini_grande_attore/pdf/berneri_mussolini_grande_attore.pdf


La memoire et la mer. di Leo Ferre



Il titolo del blog, ha origine da questa canzone.


Una canzone tra le più belle di Leo Ferrè, che ha avuto diversi interpreti; Marc Robine, Catherine Ribeiro, Ute Lemper, Ann Gaytan e Monica Passos.

Qui interpretata da Monica Passos.


Testo di: La memoire et la mer.

La marée, je l´ai dans le cœur
Qui me remonte comme un signe
Je meurs de ma petite sœur, de mon enfance et de mon cygne
Un bateau, ça dépend comment
On l´arrime au port de justesse
Il pleure de mon firmament
Des années lumières et j´en laisse
Je suis le fantôme jersey
Celui qui vient les soirs de frime
Te lancer la brume en baiser
Et te ramasser dans ses rimes
Comme le trémail de juillet
Où luisait le loup solitaire
Celui que je voyais briller
Aux doigts de sable de la terre

Rappelle-toi ce chien de mer
Que nous libérions sur parole
Et qui gueule dans le désert
Des goémons de nécropole
Je suis sûr que la vie est là
Avec ses poumons de flanelle
Quand il pleure de ces temps là
Le froid tout gris qui nous appelle
Je me souviens des soirs là-bas
Et des sprints gagnés sur l´écume
Cette bave des chevaux ras
Au raz des rocs qui se consument
Ö l´ange des plaisirs perdus
Ö rumeurs d´une autre habitude
Mes désirs dès lors ne sont plus
Qu´un chagrin de ma solitude

Et le diable des soirs conquis
Avec ses pâleurs de rescousse
Et le squale des paradis
Dans le milieu mouillé de mousse
Reviens fille verte des fjords
Reviens violon des violonades
Dans le port fanfarent les cors
Pour le retour des camarades
Ö parfum rare des salants
Dans le poivre feu des gerçures
Quand j´allais, géométrisant,
Mon âme au creux de ta blessure
Dans le désordre de ton cul
Poissé dans des draps d´aube fine
Je voyais un vitrail de plus,
Et toi fille verte, mon spleen

Les coquillages figurant
Sous les sunlights cassés liquides
Jouent de la castagnette tans
Qu´on dirait l´Espagne livide
Dieux de granits, ayez pitié
De leur vocation de parure
Quand le couteau vient s´immiscer
Dans leur castagnette figure
Et je voyais ce qu´on pressent
Quand on pressent l´entrevoyure
Entre les persiennes du sang
Et que les globules figurent
Une mathématique bleue,
Sur cette mer jamais étale
D´où me remonte peu à peu
Cette mémoire des étoiles

Cette rumeur qui vient de là
Sous l´arc copain où je m´aveugle
Ces mains qui me font du fla-fla
Ces mains ruminantes qui meuglent
Cette rumeur me suit longtemps
Comme un mendiant sous l´anathème
Comme l´ombre qui perd son temps
À dessiner mon théorème
Et sous mon maquillage roux
S´en vient battre comme une porte
Cette rumeur qui va debout
Dans la rue, aux musiques mortes
C´est fini, la mer, c´est fini
Sur la plage, le sable bêle
Comme des moutons d´infini...
Quand la mer bergère m´appelle


lunedì 9 dicembre 2013

La forchetta, i pregiudizi  e la Chiesa.


Per millenni ci si è sempre serviti delle mani, o dei coltelli appuntiti, per portare alla bocca i pezzi di cibo, poi arrivò la forchetta: spesso si asserisce che la forchetta come posata personale, è entrata in uso dopo il XVI secolo, ma non è vero.
L’archeologia ci dice che: abbiamo forchette di osso trovate in alcune tombe della cultura cinese Qijia (2400 A.C).  In occidente, reperti archeologici esposti presso il Museo di Ventimiglia, troviamo forchette del  II secolo D.C,.

 Numerosi ritrovamenti archeologici, con due o tre rebbi di epoca tardoimperiale sono conservati nei musei archeologici di Padova e Milano.
Con la caduta dell‘Impero Romano d’Occidente  la forchetta seguì lo stesso declino, differentemente, nell’Impero d’Oriente,dove,  l’uso della forchetta  continuò. 
I Longobardi , usavano abitualmente forchetta e cucchiaio, tant'è che in una miniatura del XI secolo re Rotari a tavola impugna una forchetta.

Altra prova documentata dell'uso della forchetta ci è data da un manoscritto miniato del XI secolo, in cui si vedono due uomini seduti a tavola uno dei quali regge una forchetta, l'altro porta una forchetta alla bocca.
Oppure, Sandro Botticelli sulle nozze di Nastagio degli Onesti, commissionato da Lorenzo il Magnifico nel 1483. Sulla tavola imbandita si trovano raffigurate anche le forchette..


Tanta diffidenza in occidente della forchetta, è data dalla chiesa che riteneva la forchetta simbolo di mollezza e di decadenza morale, usare la forchetta a tavola era peccato mortale. Il Papa  Innocenzo III –(XIII° secolo) scrisse un libro di condanna ferma e di sanzione sull'uso della forchetta. "De miseria humanae condicionis".
La principessa Teodora di Bisanzio, nipote dell’imperatore Bizantino, quando andò sposa nel 1003, con il figlio del doge di Venezia, fece giungere da Bisanzio una piccola forchetta d’oro a due rebbi che la giovane maneggiava con disinvoltura per portare il cibo alla bocca.  Per l’occasione si scatena lo sdegno di Pier Damiani (monaco fatto santo!) celebre per aver sostenuto la supremazia della religione sulla scienza, il quale condannò senza appello la povera donna per i suoi istinti peccaminosi e demoniaci. Mangiava con la forchetta..
E neppure si degnava di toccare il cibo con le dita, tagliava in piccoli pezzi, nei quali conficcava un certo strumento d’oro con due rebbi e così se li portava alla bocca.
La principessa morì molto giovane di peste, e per il nostro santo Pier Damiani, fu una punizione divina.
“Ma la vanità di questa donna era odiosa a Dio Onnipossente così, senza dubbio, egli prese la sua vendetta. Perché egli alzò su di lei la spada della Sua divina giustizia, cosicchè tutto il suo corpo imputridì e tutte le sue membra cominciarono a disseccarsi……

La forchetta , venne identificata dal clero cattolico come un simbolo del demonio e il suo uso bollato come grave peccato.  Fu solo nel 1700 che le autorità ecclesiastiche ripresero in esame la dibattuta questione dell’infernale strumento il cui uso era ancora, e lo sarà per tutto il settecento,  interdetto fra le mura dei conventi.
A Firenze; la forchetta veniva usata, ma sotto pena di assunzione di peccato mortale. Per lo meno le famiglie dei Medici, Davanzati e Pucci, usavano la forchetta. Come testimonia anche  il dipinto di Sandro Botticelli.
Dalla corte medicea l'uso della forchetta fu diffuso in Francia da Caterina de' Medici.
A Parigi in una  una locanda, il “tour D'argent”, ambiente dove Enrico III di Valois , figlio di Caterina de' Medici, adoperò la forchetta per la prima volta, “all’uso fiorentino”.
Per arrivare all’utilizzo diffuso della forchetta bisogna aspettare oltre la metà del ‘700, quando venne celebrato anche il famoso matrimonio tra gli spaghetti e il pomodoro.
L'uso della forchetta si generalizzò e fu, per ragioni strettamente pratiche, accettata anche dalla chiesa, con il diffondersi di una nuova cultura alimentare: quella della pasta, poiché era l'unico strumento in grado di afferrare gli spaghetti.  E a Napoli nasce la forchetta, quell'essenziale strumento che oggi conosciamo, con i 4 rebbi, disposti a pettine.

Fonti Web:
Araldo-Nascita della forchetta.
Fondazione Berti- Per Storie
Alessandra Doratti- ArteRicerca
TaccuiniStorici.it
Bibbliografia:
Marcello Vannucchi- I Medici, una famiglia al potere.
Marieljol- Caterina de Medici.



Prove tecniche di uno stupro.. 



Quando ho letto la prima volta la famosa intervista a Bertolucci, mi ha infastidito molto, ma è finita li. Successivamente sono partite una serie di bastonature, verso le femministe, o quello che ne rimane,  attuando  dei processi alle  intenzioni,  riesumando il vecchio sistema, in cui la vittima scompare e il carnefice diventa vittima. Viene spostato il discorso su cinema e arte. Si dice che il cinema funziona così. Che l’arte è questa! Se non capite questo, siete dei moralisti, giustizialisti e forcaioli! Attuando la strategia della distrazione, deviando il problema.
Cerchiamo di capire cosa è successo!
Bertolucci parla della famosa scena del burro, nel film “l’ultimo tango a Parigi”: “L’idea è venuta a me e a Brando mentre facevamo colazione… A un certo punto lui ha cominciato a spalmare il burro su una baguette, subito ci siamo dati un’occhiata complice… Abbiamo deciso di non dire niente a Maria per avere una reazione più realistica, non di attrice ma di giovane donna. Lei piange, urla, si sente ferita.”  Già l’associazione di idee, baguette e burro, ma lasciamo perdere e poniamoci un’altra domanda. Bertolucci, poteva scegliere? Si!
Maria Schneider, poteva scegliere? No! Perché era all’oscuro di quello che sarebbe successo, e tenuta all’oscuro intenzionalmente.
Di quella scena successivamente Maria Schneider, dichiara: "Fui costretta a sottopormi a quella che ritengo essere stata una vera violenza. Le lacrime che si vedono nel film sono vere. Sono lacrime di umiliazione."
Come si giustifica Bertolucci?  “Purtroppo succede quando si è dentro un’avventura che non si comprende, lei non aveva i mezzi per filtrare quello che succedeva..”   Quindi perché non approfittarne?
Qui partono gli avvocati difensori dello stupro, sostenendo che se non c’è penetrazione non c’è stupro. Se prendi una ragazza di venti anni, (questa era l’età di Maria) anche se non è consenziente, le cali i jeans, e con un dito prima lo passi nel burro e poi tra le natiche, più di una volta, se lei si sente umiliata, sono cazzi sua, vuol dire che non capisce il cinema. Geniale!
“Sono cose gravi ma è anche così che si fanno i film.” Dice lo stesso Bertolucci. Quindi lui stesso ammette che è stata una cosa grave, rincarando la dose: “Forse sono stato colpevole ma non potranno portarmi in tribunale per questo.”  Certo, tranquillo Bertolucci, sei già stato nominato vittima, chi osa inserire qualche dubbio, è già stato zittito da tempo, come moralista, giustizialista e forcaiolo. Autodeterminazione? Cosa conta di fronte all’arte? La dignità umana è passata di moda, devi essere indifferente se non vuoi passare per moralista. Ecco l’indifferenza, regnerà sovrana, e tutti a congratularsi, con il carnefice.  Con chi poteva scegliere, ma si è sacrificato in nome dell’arte.  E chi non poteva scegliere, è colpevole, perché non capisce il cinema.. zitti.. zitti si ritorna alla normalità!