venerdì 25 aprile 2014

Comunicazione.

Da oggi 25 aprile 2014, questo Blog, Idamemoria; si separa definitivamente dal suo fratello: Un disinvolto mondo di criminali
Queste pagine, si occuperanno, come già doveva essere fin dalle origini, di arte, musica, letteratura, cinema, e altro. Lo farà senza” pretese”, proprio con il verbo all’infinito, per non ostentare pregi e qualità che non possiedo, ma saranno dettate dalla passione, e la passione spesso ti induce a fare errori.
Al contrario, il fratello;  Un disinvolto mondo di criminali   si occuperà quasi esclusivamente delle questioni femminili; tra femminismo e  anarchismo.

Ma la divisione non sarà così netta, continueranno ad esserci sconfinamenti tra i due Blog. Tutti e due sono caratterizzati da un forte spirito antiautoritario, antifascista, anticlericale e antirazzista. Tutte le forme di sessismo e di fobie; xenofobia, omofobia, lesbo-fobia, trans-fobia ecc. saranno bandite da queste pagine.


“Le Lapin Agile” di Maurice Utrillo,1910


 Maurice Utrillo nato Maurice Valadon ( 1883 –1955)
Era il figlio naturale della pittrice e modella  Suzanne Valadon, al tempo del parto aveva diciotto anni e posava per vari artisti. Ella non rivelò mai chi fosse il padre del bambino; tuttavia, Miquel Utrillo  un artista catalano, firmò un documento legale in cui ne riconosceva la paternità, dimostrando un’ulteriore “sensibilità” aggiungendo accanto la firma la seguente frase: “metto la firma, su un opera non mia”.
Utrillo era l’artista di Montmartre, nato a Montmartre, amico litigioso di AmedeoModigliani, che spesso la mattina faceva il giro di Montmartre, per andare a recuperare l’amico Utrillo, già ubriaco,  il cavalletto e le tele, abbandonate per strada.


sabato 19 aprile 2014

Democrazia


– Una pessima democrazia sempre preferibile ad una buona dittatura. (Errico Malatesta).



Democrazia significa teoricamente governo di popolo; governo di tutti a vantaggio di tutti.
Il popolo deve, in democrazia,  nominare gli esecutori delle sue volontà, sorvegliarli, revocarli. Naturalmente questo suppone che tutti gli individui che compongono il popolo abbiano la possibilità di formarsi un’opinione e di farla valere su tutte le questioni. Suppone dunque che ognuno sia politicamente ed economicamente indipendente e che nessuno sia obbligato per vivere a sottoporsi alla volontà altrui. La maggioranza deve rispettare i diritti delle minoranze;  ma è la maggioranza che determina quali sono questi diritti, le minoranze in conclusione non hanno che il diritto di fare quello che la maggioranza vuole e permette.
Ma la maggioranza cos’è? La maggioranza è di sua natura arretrata, conservatrice, pigra nel pensare e nel fare, e nello stesso tempo è impulsiva, eccessiva, docile a tutte le suggestioni,  facile agli entusiasmi e alle paure irragionevoli. Non bisogna dimenticare che di minoranze ve n’è di tutte le specie. Vi sono minoranze di egoisti, come ve ne sono di fanatici, vi sono minoranze di reazionari, come ci sono minoranze rivoluzionarie.
Detta così la democrazia , non può essere che una menzogna  atta ad ingannare e rendere docile la massa di quelli che credono di avere una sovranità popolare. Questa democrazia è oppressione, è in realtà oligarchia, cioè governo di pochi a beneficio di pochi.
A questo punto, bisogna analizzare il concetto di potere, ma cos’è il potere? ll potere ha due  valenze una positiva e una negativa, la positiva riguarda la libertà, (poter fare) cioè i diritti.. Un potere  necessario per l’esercizio della libertà, dell’autodeterminazione.  La negativa  (poter far fare) il dominio, potere come dominio. . Il dominio definisce relazioni tra ineguali. Ineguali in termini di potere, quindi di libertà. La relazione di dominio si concretizza tipicamente in rapporti di comando-obbedienza. Il potere fatto di relazioni gerarchiche , autoritarie e di dominio, cioè un possesso privilegiato del potere.
La Democrazia è la distribuzione del potere, (libertà) in ORIZZONTALE. Come avviene questa distribuzione? Attraverso i diritti (poter fare) contro i privilegi, (poter far fare).
Spesso in maniera erronea si contrappone la democrazia rappresentativa con la democrazia diretta, ma non è così.  Ora va considerato che la democrazia diretta è la forma più pura di democrazia.
 Ma,la democrazia diretta- è applicabile solo a piccole dimensioni e di estrema omogeneità di valori e interessi. Fuori dalla piccola dimensione la delega si impone, e si impone meccanismi decisionali diversi dall’unanimità. Se si dovesse sempre e solo decidere in modo unanime, ben poche decisioni sarebbero prese. ed è qui che il meccanismo democratico della maggioranza si impone, come male minore.
Quindi quando si va oltre una certa soglia di partecipanti, la democrazia diretta, nel senso assembleare, non funziona. non può funzionare. perché la democrazia diretta per funzionare, deve essere seguita “dall’azione diretta”, bisogna che i soggetti dell’assemblea deliberante si conoscano, che abbiano una certa fiducia reciproca, parlare uno con l’altro, intervenire nel corso della discussione. ecc…ecc..
Chiunque abbia pratica di assemblee sa che oltre una certa soglia di dimensione un’assemblea tende più alla demagogia che alla democrazia. Perché la maggioranza dei partecipanti più che partecipare assiste. Quindi da deliberante di un’assemblea diventa spettatore, più o meno motivato e coinvolto.
Altra questione; sottoporre una decisione all’ipotetico voto, (tipo le primarie o il voto sul Web) per mille o un milione di persone, significa avere precedentemente semplificato i quesiti e trasformati in opzioni a livello binario si/no. E chi ha semplificato ha gia in parte deciso, quindi in nessun caso si tratta di democrazia diretta in senso stretto...
Dunque la democrazia diretta è in qualche modo indiretta di fatto, perché diventa rappresentativa per rimanere Democrazia.
In parole povere, quando si parla di Democrazia, ci danno a intendere lucciole per lanterne, ma forse è proprio questa la funzione dei partiti, dei giornali e delle tv; darci a intendere lucciole per lanterne?

Se osi fare delle critiche ai partiti, ti viene risposto che i partiti, sono la democrazia. Gli stessi, che quando poi vanno a fare la legge elettorale, ti dicono che i partiti sono un’impiccio..I partiti sono la Democrazia o un’impiccio?
La cosa certa è che; la Democrazia può vivere senza partiti ma non senza una rappresentanza.
Questi ultimi venti anni ci ha regalato una classe politica dedita, unicamente al saccheggio delle risorse pubbliche e a proteggersi l’uno con l’altro, generando non “l’antipolitica” come spesso, erroneamente si sostiene, ma l’analfabetismo politico, della classe politica, stessa..
Quotidiano, è l’uso pretestuoso della parola “Democrazia”. Un giorno, ho sentito un  ex segretario CGIL ed ex segretario PD, sostenere che le “cariche elettive” sono la Democrazia.. va bene ho pensato, gli è sfuggito, una sciocchezza nella discussione..può capitare, ma giorni dopo ho sentito ripetere quella sciocchezza, anche da altri, quindi non è un qualcosa che è sfuggito, ma voluto. Quelle che le rende Democrazia nelle cariche elettive, è il modo in cui vengono elette, non la carica in se..ricordiamo che il fascismo era pieno di cariche elettive, i soviet, erano cariche elettive, L’assemblea Nazionale del Popolo, in Cina, sono cariche elettive.
In Italia, negli ultimi anni le cariche elettive sono elette con sistemi democratici? Dubito!
Le ultime legislature, sono elette con una legge elettorale dichiarata incostituzionale, e per nulla democratica, sostenuto anche da chi l’ha voluta, votata e scritta. Quindi le attuali cariche elettive, sono incostituzionali e per nulla democratiche. Devono fare una nuova legge elettorale; ma quali sono le priorità?
La Democrazia? No!
La rappresentanza? No!
Il pluralismo? No!
La governabilità! Che non spetta alla legge elettorale, ma alla politica. Quindi in un colpo solo liberano dalla “zavorra” democratica la carica elettiva, e deresponsabilizzano la politica.
Qualcuno dirà, ma ci sono i partiti che garantiscono la Democrazia.  Stesso discorso. I partiti in se, non sono la Democrazia. Gli attuali partiti italiani, sono Democratici? Anche qui dubito!
La democrazia, prima di scomparire dalla scena politica italiana, è scomparsa dai partiti. Abbiamo partiti personali, dal’ex magistrato al partito del tragicomico genovese; da  quello del leder carismatico e fratello della P2 un pò pregiudicato e bugiardo, che mantiene un tenore di vita elevato e si accompagna con ragazzine minorenni. Passando al partito  del “Senatur” razzista e xenofobo, che si è inventato una nazione per conto suo, al grido di Roma ladrona si è  portato addirittura alcuni ministeri in Brianza, per poi doverli restituire; il cerchio magico, Asterix, Obelix, l’ampolla del sacro Po’, il trota, le corna, le scope verdi, carri armati, fucili, Idemix,  druidi e le ronde. Dopo arriva il partito del “bischero fiorentino”, che ci tiene ad un certo formalismo democratico, inventandosi  le primarie. No, non lui, ce le ha trovate. Il partito! Un partito che è talmente Democratico, che la base esprime vertici che la pensano totalmente all’opposto di quello che pensano loro. E rimangono coerenti anche i vertici; alle elezioni presidenziali, pur di non votare un dei fondatori del partito, votano compatti per quello presentato dal partito teoricamente antagonista. 

Propongo un’interessante analisi che fa Luciano Canfora. In “È l’Europa che ce lo chiede! Falso!”  edizioni Laterza- 2012- Pubblico quasi per intero il primo capitolo che ha per titolo:  “Fine senza gloria della religione bipolare”.
“Siamo spettatori di un paradosso. Il paradosso è che, al termine di un ventennio consacrato, con regolari vampate salmodianti, al culto del «bipolarismo», i medesimi idolatri siano ora passati, con analoga foga, al culto della «coesione». Il nuovo dogma è: fare «tutti insieme» le “cose che contano”, le fondamentali sulle quali è «ovvio» che «siamo tutti d’accordo». Buono a sapersi. Evidentemente il bipolarismo serviva a non farle, le “cose che contano”. La religione del bipolarismo può comunque vantare alcuni bei successi: non solo ha distrutto la cosiddetta “Prima Repubblica” ma ha ridotto la sinistra alla caricatura di se stessa, ad una macchietta speculare della destra, protesa a «contendere il centro alla destra» con le stesse “armi” lessicali e concettuali dell’antagonista. Inglobata nella pulsione bipolaristica, la sinistra è diventata infatti, via via, sempre meno sinistra. Dovendo fare insieme le “cose che contano” - cioè far deglutire ai
gruppi sociali più deboli una cura da cavallo a botte di tassazione indiretta - centro-destra e centro-sinistra archiviano il bipolarismo. E lo archiviano per un periodo lunghissimo visto che la cura da cavallo è programmata per il prossimo ventennio se vuole risultare «efficace». (E non sarebbe male cercare di chiarire cosa s’intenda per “efficacia”.)
Il processo è stato abbastanza lineare:
1)    si abroga il principio proporzionale e si innesca il maggioritario(più o meno totale) in omaggio alla religione idolatrica del bipolarismo;
2)    bipolarismo significa necessariamente penalizzazione delle ali dette pomposamente “estreme” e convergenza al centro dei due «poli»;
3)    il perseguimento di tale “conquista” ha come effetto la crescente rassomiglianza tra i due poli, i quali infatti rinunciano ben presto a chiamarsi destra e sinistra, e adottano una formula (centro-destra versus centro-sinistra) che almeno per il 50% ribadisce la coincidenza, se non identità, dei due cosiddetti «poli»;
4)    quando questo processo è finalmente compiuto, si constata che la “via d’uscita” dal grave momento nazionale e mondiale è la «coesione»;
5)    a quel punto l’idolatrato bipolarismo non solo boccheggia ma viene senz’altro archiviato, e l’operazione appare agevole (o almeno fattibile) perché la marcia dei poli verso il centro ha dato finalmente i suoi frutti, e infatti - come ci viene ripetuto - sulle “cose fondamentali” si deve andar tutti d’accordo!
6)    a questo punto i teorici del “superamento” della distinzione destra/sinistra in quanto concetti obsoleti possono esultare. E difatti esultano. È impressionante che, in Italia, inconsapevoli della gaffe lessicale, alcuni si dispongano addirittura a dar vita ad un «Partito della Nazione» (il partito fascista si chiamò per l’appunto «nazionale», e «nazionali» erano detti i seguaci di Franco, mentre «socialistanazionale » era il partito del «Führer»);
7)    l’effetto della progressiva assimilazione tra i due poli culminata nella «coesione» è il non-voto di coloro che non si riconoscono nella melassa. Ma questo non preoccupa l’ormai «coesa» élite, passata giocosamente attraverso la dedizione ad entrambe le ideologie (bipolarismo prima e coesione poi). Anzi, si gioisce ulteriormente perché si può sperare, procedendo per questa strada, di raggiungere i record delle cosiddette “grandi democrazie” dove - come negli usa - vota meno della metà degli aventi diritto. Anzi i più sfacciati dicono che il fenomeno del non-voto è un segno di maturità della democrazia”

lunedì 14 aprile 2014

Maschilismo sportivo.


Mio padre era un appassionato di ciclismo, sostenitore di Felice Gimondi, mi portava a veder passare  il Giro d’Italia, io bambina mi annoiavo. Avevo dodici o forse tredici anni, quando mi è stata regalata una bicicletta da corsa a sei rapporti, qualunque bambina  sarebbe stata felice, io no! Sapevo che quella bicicletta mi avrebbe condannata a passare le domeniche mattina a seguire a ruota mio padre, per chilometri e chilometri.. Mio zio, fratello di mio padre, al contrario era un appassionato di calcio, una domenica mi portò a vedere Fiorentina-Napoli, (1 a 0 goal Saltutti) da allora, un po’ per evitare di andare in bicicletta, o per altro, da quel giorno mi appassionai al calcio e alla Fiorentina. Ho anche cercato di giocare al calcio, ma senza nessun risultato apprezzabile. Questa è la premessa..
Il calcio è uno sport molto maschilista, anche l’ambiente intorno al calcio è molto maschilista. Ma mi ha fatto capire da subito che agli uomini, non piace essere contraddetti o smentiti da delle donne.  
La mia esperienza è riferita a colleghi di lavoro, che non hanno mai accettato, che tu donna, possa parlare di calcio al loro pari. “per essere una donna, te ne intendi .” frase che mi è stata rivolta spesso..
Come per essere donna? 
Ma scusate se il calcio è capito dagli uomini, per le donne è una sciocchezza.
Ho raccontato questo, perché un amico mi ha segnalato questo video.




In molte trasmissioni sportive, le donne, sono li per decoro, sorridono, fanno vedere un po’ di gambe e lanciano la pubblicità, non esprimono opinioni.. In un ambiente di uomini, che parlano, discutono, espongono dati  di un gioco, ma seri, come se si trattasse della sicurezza nazionale.  
La signora Jolanda De Rienzo, è una giornalista co-conduttrice della trasmissione Goal Show, con il suo “gentile” collega Walter De Maggio..Che non credo che sia il titolare della TV in questione, ma un dipendente come la signora Jolanda. Il signor De Maggio, desidera solo una giornalista, che li prepari la trasmissione prima,  e una bella “fica” al fianco, durante la trasmissione. E si sa, la “fica” non ha opinioni!
 Reazioni così violente, le ho subite pure io, da parte di uomini, dal momento che esprimevo, con cognizioni di causa, opinioni differenti.  
Una notazione la vorrei fare anche al pubblico, le telecamere inquadrano anche delle donne, che si limitano a fare ohww… e rimangono li ad applaudire, lo spettacolo deve andare avanti!  Io mi sarei alzata e invitato le altre donne ad uscire.. un po’ di solidarietà. Cazzo!


PS: Questo post, mi è servito sopratutto per ricordare mio padre.



martedì 8 aprile 2014

La Derelitta.




Una volta tutto era molto più facile, una moglie, veniva “ripudiata”  tolti i figli e buttata fuori di casa, con i tre stracci che possedeva. Non c’erano gli avvocati, tanto meno quelle nazi-femministe di oggi, nemmeno le donne malevole, non dovevano neppure ingegnarsi ad inventare disturbi vari come PAS.
 I motivi del ripudio,  erano vari, poteva essere l’adulterio, o poteva essere accusata di non portare rispetto al marito..  
Chi l’accusava?  Il marito!
Chi la giudicava ed emetteva la sentenza? Sempre il marito.  Semplice no!
Non c’era tutta questa burocrazia, giudici, avvocati, tutto molto semplice e lineare.
La donna ripudiata non poteva nemmeno fare ritorno nella casa paterna, perché il disonore era tale, che veniva ripudiata anche dal padre. In pratica era una condanna a morte. In antichità era molto usato “il ripudio”, in alcune parti del mondo c’è ancora oggi..

"Ma io vi dico che chiunque ripudia sua moglie, quando non sia per motivo di fornicazione, e ne sposa un'altra, commette adulterio" - Matteo, 19:9

In base a questo passo, la Chiesa permetteva la consuetudine del “ripudio” per motivi di adulterio, ma il marito non poteva risposarsi almeno fino a che la ripudiata era in vita. Ma bastava aspettare..
Perché dico tutto questo?
La consuetudine del “ripudio” mi è venuta in mente, grazie ad un link postato da Ricciocorno,  che ora ripropongo qui:
-       “Cercava semplicemente di far valere i suoi diritti che anche il giudice le aveva riconosciuto e invece ieri è stata arrestata per stalking. Accade a Poggibonsi dove abita la signora, 50 anni, madre di due figli. La donna è divisa dal marito e sulla sentenza di divorzio è scritto che l’ex le deve passare mensilmente gli alimenti per la cura e il benessere dei loro figli. Lui, invece, dallo scorso mese di dicembre non le dà più un centesimo. Lei per vivere è costretta a fare mille lavori pur di andare avanti. La femmina studia, mentre il maschio aiuta in casa per quanto gli è possibile. La quotidianità per questa donna e i suoi figli non è facile e spesso è faticoso arrivare in fondo al mese. Una storia già rivista purtroppo e ogni qualvolta è vissuta dai protagonisti con sofferenza e grandi difficoltà.
-       La cinquantenne poggibonsese più volte ha chiesto all’ex marito di provvedere, ma lui ha continuato a non darle i soldi pur essendo obbligato. La donna esasperata per le sue difficoltà economiche che stridevano con il look di lusso dimostrato dall’uomo (abiti e scarpe firmate) lo avrebbe aspettato sotto casa e gli avrebbe detto «Ehi bello, dacci i soldi che ci devi. Servono per andare avanti a me e ai tuoi figli». La cosa si sarebbe ripetuta nel tempo e ogni qualvolta accadeva lui telefonava alle forze di polizia e diceva che la sua ex si era di nuovo fatta viva. E’ successo anche ieri pomeriggio. E così dopo l’ennesimo tentativo di riprendersi quanto le spettava sono arrivati gli uomini in divisa.
-       La cinquantenne in quel momento era sola in casa. Appena ha capito cosa stesse accadendo ha chiamato subito l’avvocato che l’aveva seguita nella causa della separazione. Il legale ha cercato di far capire agli investigatori che non c’erano gli estremi dello stalking, ma le ragioni del legale non hanno evitato che la donna venisse portata nel carcere di Sollicciano. Questa mattina l’avvocato farà tutti i passi necessari per far tornare a casa questa madre di famiglia. Forse la donna ha sbagliato a comportarsi a quel modo, ma lei era in buona fede e cercava solo di farsi dare gli alimenti dal marito che da tre mesi si è «dimenticato» quanto deciso dal giudice.”

Ma il marito ci racconta tutta un’altra storia, che trovate qui:
“ […] che la ex moglie si sarebbe macchiata, dal 2011 a oggi, di numerosi comportamenti persecutori nei suoi confronti, la cui origine sarebbe da far risalire alla separazione tra i due nonché a un presunto nuovo legame sentimentale dell'uomo.” […] arresto che il Gip del Tribunale di Siena ha convalidato, applicando alla donna - rimessa in libertà - la misura cautelare del divieto di avvicinarsi a meno di trecento metri dall'abitazione familiare e dal luogo di lavoro delle due persone offese, nonché di qualsiasi altro luogo da esse abitualmente frequentato, e di cercare di mettersi in contatto con le persone offese attraverso qualsiasi mezzo di comunicazione.”

Ora io non voglio emettere giudizi, chi ha ragione chi ha torto, non m’ interessa, questo fatto dimostra che non è vero che in caso di separazione le donne sono superprotette, ma in genere, sono quelle economicamente più deboli.. e più facile da ricattare.







Due note sul quadro che illustra questo post:
S’intitola, “LA DERELITTA”, di Sandro Botticelli. (1445-1510), a dire il vero l’attribuzione è molto controversa; inizialmente era stato attribuito al Masaccio poi ad Filippino Lippi, ma oggi gran parte della critica ufficiale lo attribuisce a Botticelli.. ll quadro rappresenta una scena biblica, Tamar, che è stata violentata e di conseguenza ripudiata e allontanata dal fratello Amnon. Come sempre, se una donna viene violentata la colpa è sua, lo dice anche la bibbia.
Questo quadro esprime il dramma di un essere umano, offeso e abbandonato nella solitudine,. La severità della struttura architettonica, la porta chiusa, la mancanza di uno spiraglio di cielo, la mancanza assoluta di vegetazione, una scenografia fredda che non lascia speranza, e i pochi stracci buttati ai suoi piedi narrano, l’ultima umiliazione subita dalla ragazza, trasformandola in un relitto… come molti dipinti di Botticelli, vanno oltre l’apparenza, ed hanno una carica espressiva, inusuale per il suo tempo.