domenica 29 giugno 2014

Facciamo un po’ di chiarezza!


Oggi il termine “libertario”, viene usato sia da cani che porci;  per me era sinonimo di “anarchismo” , ma mi sono resa conto che non era per tutti così.
Il termine originario, “libertario” fu coniato da    Joseph Déjacque, scrittore e anarchico francese,   per distinguersi dal pensiero liberale e dal socialismo autoritario e per molti anni è stato usato dagli anarchici collettivisti; (anarco-comunisti, anarco-socialisti, anarco-sindacalisti, ecc..) oggi anche i neoliberisti usano il termine “libertario”.
Grazie alla sua polisemia (Proprietà di un segno linguistico di avere più significati.) il termine “libertario” assume significati opposti, ma non tutti sono a conoscenza del vero significato dei termini, e questo genera fraintendimenti, perchè uno esclude l’altro.
Semplificando, ma per chiarezza, chiamerò; “libertari di sinistra” quelli che usano il significato originario del termine e “libertari di destra” i neoliberisti.
Le differenze si possono rintracciare nei concetti base: Libertà;Giustizia;Uguaglianza, Democrazia.

Oggi tratterò il concetto di “libertà”.
Per il “libertario di sinistra”, la libertà è;  [da], dal volere di un altro, dai bisogni.
La libertà che vogliamo noi non è il diritto astratto di fare il proprio volere, ma il potere di farlo; quindi suppone in ciascuno i mezzi di poter vivere e agire senza sottoporsi alla volontà altrui” [Errico Malatesta, A proposito di libertà, 1921].
Per il “libertario di destra”, il concetto; “libertà da” manca totalmente nella loro ideologia. Per loro, la libertà è un “prodotto della proprietà”. Quindi libertà [di] utilizzare la propria proprietà.
“condizione in cui i diritti di proprietà di una persona del suo corpo e dei suoi legittimi diritti di proprietà materiale non sono invase, non sono aggrediti .... diritti di libertà e la proprietà senza restrizioni vanno di pari passo. " [Murray Rothbard- l’etica della ibertà -]
Perciò si deduce che la libertà di un individuo è determinato dalla quantità di proprietà che lui o lei possiede.
Un'altra implicazione importante di questa "libertà come proprietà" è che produce un concetto stranamente alienato di libertà. Una caratteristica della proprietà, è che può essere venduta. Se possiedi solo il tuo corpo, può essere messo sul mercato e venduto, ed essere ancora considerato libertà.
Tutto questo è utile per giustificare diverse forme di dominio e di oppressione, quindi altra differenza importante, il “libertario di sinistra” combatte il dominio, lo sfruttamento  e l’oppressione. Il “libertario di destra”, non solo non lo vede, ma lo giustifica e considera libertà anche il diventare  strumento per il compimento della volontà di un altro.
Questo ha come conseguenza che qualcuno senza proprietà non ha libertà garantita.
Colpisce che una ideologia che pretende di essere impegnata a promuovere la libertà implica la conclusione che alcune persone dovrebbero essere più liberi di altri e solleva seri dubbi sul fatto che i “libertari di destra” siano realmente interessati alla  libertà.
Il diritto fondamentale dell’individuo viene negato dal diritto derivato (proprietà delle cose). Trattare gli altri e se stessi come proprietà, è una negazione della volontà individuale, non porta alla libertà, ma unicamente a rapporti di dominio e subordinazione.
Per il “libertario di sinistra” la 'proprietà è un furto,' per citare la battuta di Proudhon, è il frutto del lavoro sfruttato è furto semplicemente legale, allora l'unico fattore che dà i figli di un capitalista defunto il diritto di ereditare il 'bottino' è la legge, lo Stato. Quindi si può dedurre, che al contrario di quello che sostengono i “libertari di destra” sono degli statalisti. Hanno la necessità di uno stato repressivo, per difendere la loro proprietà privata, (libertà) e poter ereditare.

Il “libertario di destra” limita la libertà al diritto di sfruttare e vendere la proprietà.
Il “libertario di sinistra” sostengono la libertà in ogni aspetto della vita di un individuo.

Ad esempio, sotto il capitalismo, la "libertà" dei datori di lavoro è in conflitto inevitabilmente con la "libertà" dei dipendenti. I lavoratori sono più dei posti di lavoro e questo determina un rapporto svantaggiato per il lavoratore. Il compenso lo stabilisce il datore di lavoro,  i diritti li stabilisce il datore di lavoro. I contratti, il datore di lavoro può non rispettarli, può non pagare il dipendente per le prestazioni effettuate.  
Il mercato del lavoro è a senso unico, i lavoratori sono pagati ad obbedire per questa ragione "i termini del contratto" coinvolgono solo il lavoratore, che accettando di obbedire agli ordini dei datori di lavoro, saranno licenziati se non lo fanno.
Il "libertario di destra", lungi dall'essere un difensore della libertà, è infatti un appassionato difensore di certe forme di autorità e di dominio. In altre parole, il “libertarismo di destra”  è una delle poche teorie politiche che giustifica la schiavitù. Alcuni teorici, (Murray Rothbard) auspicano contratti di “schiavitù volontaria”.
“L'uomo che produce mentre gli altri dispongono del suo prodotto, è uno schiavo” il capitalismo non si basa sulla libertà, ma su (salario) la schiavitù; per interesse, profitto e rendita sono derivati ​​dal lavoro non retribuito, o poco retribuito di un lavoratore, vale a dire "gli altri dispongono del suo prodotto." (Proudhon. )
Se il motto del capitalismo è : "il lavoro di altre persone rende liberi!", quello dei “libertari di destra” diventa "il lavoro rende liberi!" (Arbeit macht frei!), Che i nazisti collocarono sui cancelli dei loro campi di concentramento. Perché la libertà diventa merce e più soldi hai più libertà si ottiene.

“Secondo me, è un sistema dottrinale che, se mai implementato, porterebbe a forme di tirannia e oppressione che hanno pochi uguali nella storia dell’umanità. Non c’è la minima possibilità che le sue idee (a parer mio orrende) possano essere implementate, perchè distruggerebbero rapidamente ogni società che avesse fatto questo errore colossale. L’idea di “libero contratto” tra il potente e i suoi soggetti affamati è una triste battuta, forse utile in un seminario accademico per esplorare le conseguenze di idee (per me, assurde), ma non in altri luoghi”. [Noam Chomsky on Anarchism, intervista con Tom Lane, December 23, 1996]



Bibliografia:
Per il concetto di libertà nel “libertario di sinistra”.

Max Stirner – l’Unico e la sua proprietà. Adelphi- 1979
Errico Malatesta; Per la libertà. In Volontà 1913
Errico Malatesta; A proposito di libertà. Umanità Nova -1922
Murray Bookchin; Ecologia della libertà.- Elèuthera,  1986
Michail Bakunin; La libertà degli uguali. Elèuthera, 2009
Michail Bakunin; Libertà, uguaglianza, rivoluzione. Antistato. 1972


Per il concetto di libertà nel “libertario di destra”.

Murray Rothbard - l’etica della ibertà. Liberilibri. 1996
Murray Rothbard- La libertà dei libertari. Rubbettino. 2000
Murray Rothbard – Per una nuova libertà, manifesto libertario.  Liberilibri. 1996


PS: Il disegno in alto è Max Stirner, il quale diceva che una delle caratteristiche fisiche della proprietà privata è quella di essere infiammabile.

lunedì 16 giugno 2014

Occultamento di cadavere.


L’articolo 412 del codice penale recita:
“Chiunque occulta un cadavere, o una parte di esso, ovvero ne nasconde le ceneri, è punito con la reclusione fino a tre anni.” 
Gli appassionati di gialli e di cronaca sanno che: se non si trova il cadavere il delitto non esiste e non c’è il colpevole. Ogni crimine ha la necessità di stabilire la vittima e di conseguenza l’autore del crimine.. se non c’è la vittima, non è stato commesso nessun crimine.  L’occultamento di cadavere, serve non ha nascondere il cadavere ma il crimine commesso..
Alcuni concetti fondamentali:
·         La VITTIMA  non sceglie di essere vittima, è vittima suo malgrado.
·         La VITTIMA non è un soggetto debole, ma il soggetto passivo del soppruso o violenza.
·         La vittima non può fare il vittimismo, perché il vittimismo lo fa chi non è vittima.
·         La debolezza non è un disvalore, è una caratteristica umana come la forza, ed hanno pari dignità umana e sociale. Una società basata solo sui forti l’abbiamo già vista in quella della Germania nazista.

Quello dell’occultamento di cadavere è una delle occupazioni preferite di certe femministe opportuniste liberali. Uno degli ultimi monologhi, soliloqui, non so come definirlo è questo: http://abbattoimuri.wordpress.com/2014/06/11/lettera-a-una-vittima-di-violenza/

L’inizio: “.Cara vittima di violenza, parlo con te che la violenza l’hai vissuta per davvero. Io mi rivolgo a quella che ha avuto la forza e il coraggio di dire No e che ha mollato ogni pur minima certezza per rintracciare nuove parentesi di libertà. Parlo con la donna che sta a spalle dritte, che ha uno sguardo fiero, giacché si sveglia e cammina, con orgoglio, tutti i giorni. Parlo con quella che sa bene che il vittimismo non risolve niente e che dopo un terremoto c’è da tirare su le maniche e ricostruire.”
Come detto in precedenza se è realmente vittima non può fare il vittimismo, perché sono due cose differenti, prendere il dizionario e controllare il significato dei termini.

Treccani:
Vittima; Chi soccombe all’altrui inganno e prepotenza, subendo una sopraffazione, un danno, o venendo comunque perseguitato e oppresso.

Vittimismo; L’inclinazione a fare la vittima, cioè a considerarsi sempre oppresso, perseguitato, osteggiato e danneggiato da persone e circostanze, e a lamentarsene (ma a volte anche a compiacersene)..

Poi non capisco, il coraggio di dire NO a cosa? Quali cazzo di parentesi di libertà si aprono? Perché denunciare il danno subito vuol dire piegare le spalle? No! Ritengo che sia tutto il contrario, il coraggio è di chi denuncia, di chi dice “io sono la vittima” e “ lui/lei il colpevole”.  Chi subisce una violenza fisica o morale, la prima reazione è quella di isolarsi , colpevolizzarsi, di vergognarsi della propria situazione. Ma dirle : “Parlo con la donna che sta a spalle dritte, che ha uno sguardo fiero, giacché si sveglia e cammina, con orgoglio, tutti i giorni.” Vuol dire aggiungere violenza alla violenza che ha subito. Vuol dire farla sentire inadeguata e confermare che è stata tutta colpa sua.. ma probabilmente la nostra blogger non ha mai avuto questo tipo di esperienze e non sa di quello che parla.

Il dominio ha la necessità di farti percepire l’inevitabilità della sua presenza come una tua sicurezza e garanzia alla tua libertà.. è ingenuo pensare che non cerchi di sfruttare e colonizzare tutte le situazioni, e questo si combatte con l’azione diretta e la solidarietà tra gli sfruttati e le vittime. Mutualismo e solidarietà, queste sono le armi per combattere il dominio. Il non riconoscere lo stato di vittima o di sfruttato, vuol dire fare solo il gioco dello sfruttatore e del carnefice, l’impossibilità di individuare lo sfruttatore e il carnefice.
Ma niente pura, non ho l’intenzione di analizzare tutto il monologo, farò solo una breve sintesi sul significato:
Sei stata vittima di una violenza? Fatti una risata, non fare la piagnona, ammesso che sia vero che sei stata vittima di una violenza, si sa le donne mentono per inclinazione naturale..
Sei stata vittima di una violenza? Cerca di essere forte ignora tutto e tutti, non contribuire a dividere il mondo in buoni e cattivi..perchè se ti ostini a considerarti vittima, vuol dire che da qualche parte c’è il carnefice, e se non c’è lo sfruttato non esiste nemmeno lo sfruttatore..fai finta di null, muta e obbediente, così saremo tutti buoni.
Non rivendicare il tuo diritto ad essere vittima, perché non ti danno da mangiare, non ti danno la casa, non serve a nulla se non a rovinare l’esistenza all’aggressore.
Hai subito violenza? Datti da fare, tira su il culo e “vai a cercarti un lavoro, vai a battere pietre, chiodi, quel che vuoi nei luoghi in cui puoi rivendicare diritti, vai a vivere, accidenti, e smettila di fare la zombie in nome di quel che accadde anni fa.” Non fare denunce, perché potresti rovinare un bravo padre di famiglia.
Se hai subito una violenza, se hai subito un torto, se hai subito un sopruso,  non ti mettere a piagnucolare ma nemmeno a fare la Giuditta, non tagliare la testa a Oloferne, ignora tutto e vai al mare.
Hai subito violenza? Hai perso il lavoro? Sei stata sfrattata? Tuo marito è scappato con la gallina di Banderas? Hai rotto i coglioni! “Non hai più scuse, non ti si può proprio ascoltare, sei di una pesantezza unica, hai rotto le ovaie, le tue e quelle di molte altre persone…” Non ti aspettare la solidarietà da altre donne, perché sono di una leggerezza superiore..perchè siamo donne “eccentriche”, che hanno capito come va il mondo, e tutti gli altri non hanno capito un cazzo.. Se sei una prostituta e pensi di aver subito violenza, o di essere sfruttata, vuol dire che hai sbagliato mestiere, perchè non è brutta la prostituzione, perche fa della donna una donna autodeterminata, ricca e felice.  E se uno pensa il contrario vuol dir che è una moralista..
Se il padrone ti chiede di farli un pompino, non esitare, non essere una femminista moralista, non essere presuntuosa, le donne non hanno mai fatto sesso per il proprio piacere, vuoi cominciare proprio te adesso.. sei di una pesantezza unica, hai rotto le ovaie. Poi i pompini fanno molto queer..  Su con la vita , subisci le tue quotidiane violenze in silenzio e non rompere!



venerdì 13 giugno 2014

Joan Miró

Joan Miró (1893-1983)

Un mio amico mi spiegava che in Mirò non c’è il concetto, (molteplicità di elementi  elaborati dall’intelletto) ma l’intuizione, (sensibilità immediata di un singolo elemento).
Alla Fundació Joan Miró a Barcellona, troviamo questo arazzo: 
La mia prima “intuizione” mi diceva; è un gatto, o meglio il “Gatto con gli Stivali”.
No, è una donna.

l trittico “la speranza del condannato a morte”

Rappresenta la protesta dell’artista, che al momento della notizia della morte  dell’anarchico Salvador PuigAntich, sospende tutti i suoi lavori per tre mesi; il trittico è in realtà le tre opere a cui lavorava e le sospende e non le completerà mai più. 

“un dramma visivo che si esprime con l’incapacità di una sottile linea nera su sfondo bianco di raggiungere il cerchio che si era prefissata, la morte impedisce drammaticamente il ricongiungimento.”

Tra le opere più significative è ;  La masía, una descrizione talmente lucida da apparire surreale della casa in cui Miró ha trascorso tutta la sua infanzia, nel piccolissimo centro rurale di Mont-Roig, vicino a Tarragona.


 Ernest Hemingway acquistò questo dipinto e lo custodì per tutta la vita come un feticcio perché, diceva:
“Rappresenta tutti quei sentimenti che provi quando stai in Spagna e tutti quelli che provi quando sei lontano da questa terra e non puoi andarci. Nessuno mai è stato capace di dipingere questi atteggiamenti opposti.”



Duke Ellington e Joan Miró 1966