– Una pessima democrazia sempre preferibile ad una buona dittatura. (Errico Malatesta).
Democrazia
significa teoricamente governo di popolo; governo di tutti a vantaggio di
tutti.
Il
popolo deve, in democrazia, nominare gli
esecutori delle sue volontà, sorvegliarli, revocarli. Naturalmente questo
suppone che tutti gli individui che compongono il popolo abbiano la possibilità
di formarsi un’opinione e di farla valere su tutte le questioni. Suppone dunque
che ognuno sia politicamente ed economicamente indipendente e che nessuno sia
obbligato per vivere a sottoporsi alla volontà altrui. La maggioranza deve
rispettare i diritti delle minoranze; ma
è la maggioranza che determina quali sono questi diritti, le minoranze in
conclusione non hanno che il diritto di fare quello che la maggioranza vuole e
permette.
Ma la maggioranza cos’è? La
maggioranza è di sua natura arretrata, conservatrice, pigra nel pensare e nel
fare, e nello stesso tempo è impulsiva, eccessiva, docile a tutte le
suggestioni, facile agli entusiasmi e
alle paure irragionevoli. Non bisogna dimenticare che di minoranze ve n’è di
tutte le specie. Vi sono minoranze di egoisti, come ve ne sono di fanatici, vi
sono minoranze di reazionari, come ci sono minoranze rivoluzionarie.
Detta così la democrazia ,
non può essere che una menzogna atta ad
ingannare e rendere docile la massa di quelli che credono di avere una
sovranità popolare. Questa democrazia è oppressione, è in realtà oligarchia, cioè
governo di pochi a beneficio di pochi.
A questo punto, bisogna
analizzare il concetto di potere, ma cos’è il potere? ll potere ha due valenze una positiva e una negativa, la
positiva riguarda la libertà, (poter fare) cioè i diritti.. Un potere necessario per l’esercizio della libertà,
dell’autodeterminazione. La
negativa (poter far fare) il dominio,
potere come dominio. . Il dominio definisce relazioni tra ineguali. Ineguali in
termini di potere, quindi di libertà. La relazione di dominio si concretizza
tipicamente in rapporti di comando-obbedienza. Il potere fatto di relazioni
gerarchiche , autoritarie e di dominio, cioè un possesso privilegiato del
potere.
La Democrazia è la
distribuzione del potere, (libertà) in ORIZZONTALE. Come avviene questa
distribuzione? Attraverso i diritti (poter fare) contro i privilegi, (poter far
fare).
Spesso in maniera erronea si
contrappone la democrazia rappresentativa con la democrazia diretta, ma non è
così. Ora va considerato che la
democrazia diretta è la forma più pura di democrazia.
Ma,la democrazia diretta- è applicabile solo a
piccole dimensioni e di estrema omogeneità di valori e interessi. Fuori dalla
piccola dimensione la delega si impone, e si impone meccanismi decisionali
diversi dall’unanimità. Se si dovesse sempre e solo decidere in modo unanime,
ben poche decisioni sarebbero prese. ed è qui che il meccanismo democratico
della maggioranza si impone, come male minore.
Quindi
quando si va oltre una certa soglia di partecipanti, la democrazia diretta, nel
senso assembleare, non funziona. non può funzionare. perché la democrazia
diretta per funzionare, deve essere seguita “dall’azione diretta”, bisogna che
i soggetti dell’assemblea deliberante si conoscano, che abbiano una certa
fiducia reciproca, parlare uno con l’altro, intervenire nel corso della discussione.
ecc…ecc..
Chiunque
abbia pratica di assemblee sa che oltre una certa soglia di dimensione
un’assemblea tende più alla demagogia che alla democrazia. Perché la
maggioranza dei partecipanti più che partecipare assiste. Quindi da deliberante
di un’assemblea diventa spettatore, più o meno motivato e coinvolto.
Altra
questione; sottoporre una decisione all’ipotetico voto, (tipo le primarie o il
voto sul Web) per mille o un milione di persone, significa avere
precedentemente semplificato i quesiti e trasformati in opzioni a livello
binario si/no. E chi ha semplificato ha gia in parte deciso, quindi in nessun
caso si tratta di democrazia diretta in senso stretto...
Dunque
la democrazia diretta è in qualche modo indiretta di fatto, perché diventa
rappresentativa per rimanere Democrazia.
In
parole povere, quando si parla di Democrazia, ci danno a intendere lucciole per
lanterne, ma forse è proprio questa la funzione dei partiti, dei giornali e
delle tv; darci a intendere lucciole per lanterne?
Se osi fare delle critiche
ai partiti, ti viene risposto che i partiti, sono la democrazia. Gli stessi,
che quando poi vanno a fare la legge elettorale, ti dicono che i partiti sono
un’impiccio..I partiti sono la Democrazia o un’impiccio?
La
cosa certa è che; la Democrazia può vivere senza partiti ma non senza una
rappresentanza.
Questi
ultimi venti anni ci ha regalato una classe politica dedita, unicamente al
saccheggio delle risorse pubbliche e a proteggersi l’uno con l’altro, generando
non “l’antipolitica” come spesso, erroneamente si sostiene, ma l’analfabetismo
politico, della classe politica, stessa..
Quotidiano,
è l’uso pretestuoso della parola “Democrazia”. Un giorno, ho sentito un ex segretario CGIL ed ex segretario PD, sostenere
che le “cariche elettive” sono la Democrazia.. va bene ho pensato, gli è
sfuggito, una sciocchezza nella discussione..può capitare, ma giorni dopo ho
sentito ripetere quella sciocchezza, anche da altri, quindi non è un qualcosa
che è sfuggito, ma voluto. Quelle che le rende Democrazia nelle cariche
elettive, è il modo in cui vengono elette, non la carica in se..ricordiamo che
il fascismo era pieno di cariche elettive, i soviet, erano cariche elettive, L’assemblea
Nazionale del Popolo, in Cina, sono cariche elettive.
In
Italia, negli ultimi anni le cariche elettive sono elette con sistemi
democratici? Dubito!
Le
ultime legislature, sono elette con una legge elettorale dichiarata
incostituzionale, e per nulla democratica, sostenuto anche da chi l’ha voluta,
votata e scritta. Quindi le attuali cariche elettive, sono incostituzionali e
per nulla democratiche. Devono fare una nuova legge elettorale; ma quali sono
le priorità?
La
Democrazia? No!
La
rappresentanza? No!
Il
pluralismo? No!
La
governabilità! Che non spetta alla legge elettorale, ma alla politica. Quindi
in un colpo solo liberano dalla “zavorra” democratica la carica elettiva, e
deresponsabilizzano la politica.
Qualcuno
dirà, ma ci sono i partiti che garantiscono la Democrazia. Stesso discorso. I partiti in se, non sono la
Democrazia. Gli attuali partiti italiani, sono Democratici? Anche qui dubito!
La
democrazia, prima di scomparire dalla scena politica italiana, è scomparsa dai
partiti. Abbiamo partiti personali, dal’ex magistrato al partito del
tragicomico genovese; da quello del
leder carismatico e fratello della P2 un pò pregiudicato e bugiardo, che
mantiene un tenore di vita elevato e si accompagna con ragazzine minorenni.
Passando al partito del “Senatur”
razzista e xenofobo, che si è inventato una nazione per conto suo, al grido di
Roma ladrona si è portato addirittura
alcuni ministeri in Brianza, per poi doverli restituire; il cerchio magico,
Asterix, Obelix, l’ampolla del sacro Po’, il trota, le corna, le scope verdi, carri
armati, fucili, Idemix, druidi e le
ronde. Dopo arriva il partito del “bischero fiorentino”, che ci tiene ad un
certo formalismo democratico, inventandosi
le primarie. No, non lui, ce le ha trovate. Il partito! Un partito che è
talmente Democratico, che la base esprime vertici che la pensano totalmente
all’opposto di quello che pensano loro. E rimangono coerenti anche i vertici;
alle elezioni presidenziali, pur di non votare un dei fondatori del partito,
votano compatti per quello presentato dal partito teoricamente
antagonista.
Propongo
un’interessante
analisi che fa Luciano Canfora. In “È
l’Europa che ce lo chiede! Falso!” edizioni Laterza- 2012- Pubblico quasi per
intero il primo capitolo che ha per titolo:
“Fine senza gloria della religione
bipolare”.
“Siamo
spettatori di un paradosso. Il paradosso è che, al termine di un ventennio
consacrato, con regolari vampate salmodianti, al culto del «bipolarismo», i
medesimi idolatri siano ora passati, con analoga foga, al culto della «coesione».
Il nuovo dogma è: fare «tutti insieme» le “cose che contano”, le fondamentali
sulle quali è «ovvio» che «siamo tutti d’accordo». Buono a sapersi.
Evidentemente il bipolarismo serviva a non farle, le “cose che contano”. La
religione del bipolarismo può comunque vantare alcuni bei successi: non solo ha
distrutto la cosiddetta “Prima Repubblica” ma ha ridotto la sinistra alla
caricatura di se stessa, ad una macchietta speculare della destra, protesa a
«contendere il centro alla destra» con le stesse “armi” lessicali e concettuali
dell’antagonista. Inglobata nella pulsione bipolaristica, la sinistra è
diventata infatti, via via, sempre meno sinistra. Dovendo fare insieme le “cose
che contano” - cioè far deglutire ai
gruppi
sociali più deboli una cura da cavallo a botte di tassazione indiretta -
centro-destra e centro-sinistra archiviano il bipolarismo. E lo archiviano per
un periodo lunghissimo visto che la cura da cavallo è programmata per il
prossimo ventennio se vuole risultare «efficace». (E non sarebbe male cercare
di chiarire cosa s’intenda per “efficacia”.)
Il
processo è stato abbastanza lineare:
1) si abroga il principio proporzionale e
si innesca il maggioritario(più o meno totale) in omaggio alla religione
idolatrica del bipolarismo;
2) bipolarismo significa necessariamente
penalizzazione delle ali dette pomposamente “estreme” e convergenza al centro
dei due «poli»;
3) il perseguimento di tale “conquista” ha
come effetto la crescente rassomiglianza tra i due poli, i quali infatti
rinunciano ben presto a chiamarsi destra e sinistra, e adottano una formula
(centro-destra versus centro-sinistra) che almeno per il 50% ribadisce la
coincidenza, se non identità, dei due cosiddetti «poli»;
4) quando questo processo è finalmente
compiuto, si constata che la “via d’uscita” dal grave momento nazionale e
mondiale è la «coesione»;
5) a quel punto l’idolatrato bipolarismo
non solo boccheggia ma viene senz’altro archiviato, e l’operazione appare
agevole (o almeno fattibile) perché la marcia dei poli verso il centro ha dato finalmente
i suoi frutti, e infatti - come ci viene ripetuto - sulle “cose fondamentali” si
deve andar tutti d’accordo!
6) a questo punto i teorici del
“superamento” della distinzione destra/sinistra in quanto concetti obsoleti
possono esultare. E difatti esultano. È impressionante che, in Italia,
inconsapevoli della gaffe lessicale, alcuni si dispongano addirittura a dar
vita ad un «Partito della Nazione» (il partito fascista si chiamò per l’appunto
«nazionale», e «nazionali» erano detti i seguaci di Franco, mentre
«socialistanazionale » era il partito del «Führer»);
7) l’effetto della progressiva
assimilazione tra i due poli culminata nella «coesione» è il non-voto di coloro
che non si riconoscono nella melassa. Ma questo non preoccupa l’ormai «coesa»
élite, passata giocosamente attraverso la dedizione ad entrambe le ideologie
(bipolarismo prima e coesione poi). Anzi, si gioisce ulteriormente perché si
può sperare, procedendo per questa strada, di raggiungere i record delle
cosiddette “grandi democrazie” dove - come negli usa - vota meno della metà
degli aventi diritto. Anzi i più sfacciati dicono che il fenomeno del non-voto
è un segno di maturità della democrazia”