La Primavera di Sandro
Botticelli; nasconde vari livelli di
lettura: uno strettamente mitologico; uno filosofico, legato alla filosofia
dell’accademia neoplatonica; uno storico, legato alle vicende e personaggi
contemporanei, del committente e della sua famiglia.
Mi occuperò di una lettura
storica, quella che vede come committente
Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici (1463-1503), detto Lorenzo il
Popolano, per celebrare le sue nozze con Semiramide Appiani.
In base ad altri ritratti
dipinti da Botticelli, nei vari protagonisti della rappresentazione sono stai
individuati vari personaggi: in particolare nelle tre Grazie sono state
riconosciute Caterina Sforza (a destra), e Simonetta Vespucci (a sinistra), e
la sposa Semiramide Appiani al centro, colpita dalla freccia di Cupido, e
guarda sognante verso lo sposo, Mercurio-Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici.
Storia del dipinto:
Alla morte di Lorenzo di
Pierfrancesco, detto il Popolano, avvenuta nel 1503, il dipinto è citato
nell’inventario della “casa vecchia”, con la denominazione “il Giardino
d’Atlante”; e passa in eredità al nipote, Ludovico detto Giovanni, (poi noto
come Giovanni delle Bande Nere). Figlio di Giovanni il Popolano e Caterina
Sforza, (una delle tre Grazie- quella a destra.) Il successivo inventariato con la
denominazione “Il Giardino delle Esperidi”. Che passò in eredità nel 1526, al figlio Cosimo, che una volta
divenuto duca di Firenze (1537) lo trasferì nella villa di Castello. Qui lo vide
Giorgio Vasari (1550 e 1568) e lo chiamò “Allegoria della Primavera”.
Dati Tecnici: Tempera su
tavola, (pioppo); 203x314 cm.
Attuale Ubicazione: Firenze,
Galleria degli Uffizi.
Breve descrizione del
soggetto:
Il dipinto presenta nove
personaggi allineati in primo piano: due figure maschili ai lati, sei
femminili, e un putto alato. Le figure sono sospese sopra il manto erboso, e
delimitate da un boschetto di agrumi, (le arance sono il simbolo dei Medici, )
Il fitto manto erboso è
composto da 190 piante, delle quali ne sono state identificate 138. La luce è astratta, senza una fonte precisa, i
piedi dei personaggi, che pure camminano e danzano, non calpestano nessuna
pianta. L’opera è piena di riferimenti
letterari, filosofici, alchemici e iconografici; le Stanze e il Rusticus di Agnolo Poliziano; Metamorfosi e i Fasti di Ovidio; l’Asino d’oro di Apuleio e
il De Rerum Natura di
Lucrezio.
Le figure, partendo da
destra a sinistra: Zefiro vento di primavera rapisce la ninfa Clori. Che ritorna, in un secondo momento, trasformata in Flora, che rappresenta la
fertilità femminile. Al centro si trova
Venere, dea dell’amore, simbolo neoplatonico dell’amore più elevato, che
osserva tutta la scena posta contro un cespuglio di mirto, pianta a lei sacra;
sopra la dea, vola Cupido, bendato che sta per scoccare una freccia verso le
tre Grazie, sulla sinistra Mercurio, con
i calzari alati e il caduceo, tiene lontane le nubi. Secondo l’interpretazione
mitologica i personaggi si trovano nel famoso giardino delle Esperidi.
La data del dipinto varia
tra il 1477/1478 e 1482/1485, tutto dipende da chi era realmente il
committente, se il committente, era Giuliano de Medici, la data è precedente al
1478. Se il committente è Lorenzo il Popolano; la data è successiva al 1482,
anno delle nozze di Lorenzo il Popolano e Semiramide Appiani.
Molto verosimilmente, l’opera sia stata inizialmente commissionata a
Botticelli da Giuliano de’ Medici in occasione della nascita del figlio Giulio
(futuro papa Clemente VII), avuto con Fioretta Gorini, che egli avrebbe sposato in gran segreto nel
1478. Ma Giuliano morì nella congiura dei Pazzi ordita contro il fratello in
quello stesso anno, un mese prima della nascita del figlio, per cui il quadro
incompiuto e abbandonato, venne riutilizzato dal Botticelli per le nozze di
Lorenzo il Popolano. La parte destra del
dipinto, con i personaggi Clori, Flora e Venere, e in questo caso hanno le
sembianze di: Fioretta Gorini (Clori e Flora) ed Oretta de Pazzi. (Venere, che
è incinta ) Sono stati eseguiti prima del 1478, anno della congiura de Pazzi.
Al ritorno del Botticelli da
Roma, per i lavori nella Cappella Sistina; (1480/1482) riutilizza questo quadro
per le nozze di Lorenzo il Popolano, inserendovi il suo ritratto e quello della
moglie Semiramide Appiani.
Per una Lettura storica, si potrebbe
considerare; Flora, che rappresenta Firenze, le tre Grazie, sono le tre
famiglie, (Appiani, Vespucci, Sforza) o meglio le tre Banche, sorvegliati
da Venere, simbolo della filosofia
neoplatonica sotto il cappello protettivo dei Medici. (aranci)
Bibliografia:
C. Bo, G. Mandel L'opera
completa del Botticelli. Classici Rizzoli, Milano 1966
G. Cornini. Botticelli.
Dossier Art n. 49, Giunti editore, Firenze 1990
E. Bernini, R. Rota Eikon
guida alla storia dell'arte. Vol. 2 Dal Quattrocento al Seicento. Editori
Laterza, Bari 2006
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