Per oggettivazione s’ indica l'atto con cui, alcuni
individui vengono ridotti al rango di puri oggetti.
Per semplicità porto lo schema di Martha Nussbaum (Sesso e Giustizia sociale - 1999):
1.Strumentalità:
l’oggetto è uno strumento per gli scopi altrui; 2.Negazione dell’autonomia:
l’oggetto è un’entità priva di autonomia e autodeterminazione; 3.Inerzia:
l’oggetto è un’entità priva della capacità di agire e di essere attivo; 4.Fungibilità:
l’oggetto è interscambiabile con altri oggetti della stessa categoria; 5.Violabilità:
l’oggetto è un’entità priva di confini che ne tutelino l’integrità. È possibile
farlo a pezzi. 6.Proprietà:
l’oggetto appartiene a qualcuno 7.Negazione della soggettività:
l’oggetto è un’entità le cui esperienze e i cui sentimenti sono trascurabili.
L’oggettivazione della donna è una particolare forma di Deumanizzazione: alle donne viene
negata una soggettività, sono considerate solo per il loro utilizzo a fini
sessuali o per conferire status al maschio.
La deumanizzazione
corrisponde a quella condizione in cui a una persona o a un gruppo è negata la
condizione di umanità completamente o parzialmente. Si può manifestare in molte
forme come l'esclusione morale o la delegittimazione. (Chiara Volpato)
Mi sembra abbastanza semplice e chiaro, per ulteriori
informazioni consiglio queste letture:
«nei primi secoli di vita della chiesa
cristiana, le donne furono parte attiva nelle cerimonie, ma in seguito le
autorità religiose si opposero all’utilizzazione delle voci femminili. Con la
costruzione di chiese, basiliche e monasteri la musica divenne una pratica
esclusiva dei monaci e dei musicisti di professione. Le suore cantavano
all’interno dei loro conventi e nei secoli successivi incrementarono le
attività musicali fino ad incorrere in una serie di misure restrittive attuate
da numerosi papi» [Patricia
Adkins Chiti,Almanacco delle virtuose, primedonne,
compositrici e musiciste d’Italia, DeAgostini]
Gli uomini e le donne, non
hanno avuto la stessa storia, i protagonisti della storia sono uomini, degli
uomini conosciamo sempre il nome, quasi sempre la formazione culturale, le
amicizie, gli spostamenti, i luoghi e le date di nascita e di morte. Delle
donne no, pochissime eccezioni.
“Solo gli uomini potevano divenire Maestro di
Cappella o Maestro di corte. È solo nei conventi o nelle famiglie di musicisti
che le donne vengono iniziate ad una istruzione musicale che va oltre il vezzo
e il passatempo consono alle fanciulle. Inoltre la maggior parte dei
manoscritti e anche molte delle prime pubblicazioni musicali del 1500 e del
1600 rimasero anonime: soltanto alla fine del 1600 le donne cominciarono a
firmare le proprie opere. Francesca Caccini rappresenta un’eccezione per
il suo tempo. Nasce nella corte Medicea, primogenita in una famiglia di
musicisti: il padre, Giulio Caccini, musico di corte, cantante e compositore;
la sorella, Settimia, cantante; la madre, Lucia Gagnolanti, è definita valente
cantatrice d’ignoto casato. Anche la donna che Giulio sposerà dopo la morte
della moglie, Margherita Benevoli della Scala, sarà una cantante.” [Milena Gammaitoni – Enciclopedia delle donne.]
La Camerata dei Bardi o
Camerata Fiorentina, è nota per aver elaborato gli stilemi che avrebbero
portato alla nascita del melodramma o recitar cantando. Ne facevano parte il poeta
Ottavio Rinuccini, il cantante e ballerino Jacopo Peri, i musicisti Emilio de
Cavalieri, Girolamo Mei, Vincenzo Galilei, (padre di Galileo) e Giulio Caccini, il padre di Francesca
Caccini.
In occasione del
matrimonio di Maria de' Medici con Enrico IV di Francia. Il 6 ottobre 1600 in Palazzo
Pitti, fu rappresentato l’ “Euridice.” Testo di Rinuccini, e musicato da Jacopo
Peri e Giulio Caccini. “ il primo
melodramma, nel puro senso del termine, la cui messa in scena sia storicamente
documentata, e ad essa viene pertanto riferito l'inizio dell'opera moderna.
Pertanto il testo di Rinuccini è considerato uno dei primi libretti d'opera, ma
non il primo in senso assoluto. Infatti il Rinuccini, un poeta assiduo della
Camerata de' Bardi, aveva già composto attorno al 1595 un "libretto":
una Dafne musicata dallo stesso Peri.” (Wikipedia) la Dafne fu rappresentata nel 1608.
La data di nascita di
Francesca Caccini non è nota, ma sappiamo che debutta all’età di tredici anni nell’Euridice,
quindi si presume che sia nata nel 1587.
Venne immediatamente
notata per la sua bellissima voce, e richiesta anni dopo, dalla stessa Maria
dei Medici, alla corte del Re di Francia. Richiesta anche da Monteverdi a
Mantova, ma Ferdinando I non la farà partire, in cambio concede la partenza
della sorella Settimia Caccini anch’essa cantante e Ottavio Rinuccini per
Mantova, dove il Rinuccini scriverà “Arianna” musicata da Claudio Monteverdi,
nel 1608. ( la partitura è andata perduta: ne resta solo la celebre aria conosciuta
come “Lamento di Arianna”), e Settimia Caccini debutterà nella parte di Venere,
come soprano, sempre nell’Arianna.
Francesca Caccini nota con
il diminutivo toscano Cecchina, oltre a distinguersi come cantante, è stata
anche una poetessa, suona il liuto, l’arpa e il clavicembalo, ma soprattutto all’età
di diciotto anni inizia a comporre. Scrisse madrigali, ballate, variazioni,
musica per voce, e il melodramma; “La Liberazione di Ruggiero dall'isola di Alcina" . È la prima opera italiana scritta da una donna,
e la prima ad essere rappresentata all’estero. Varsavia e Parigi. Collaborò per anni con Michelangelo
Buonarroti il Giovane, (pronipote di Michelangelo) che era amico di Artemisia
Gentileschidi poco
più grande di Francesca, questi rapporti di amicizia, definiti da alcuni come
amore, sono documentati da una fitta corrispondenza.
Nel 1607 entra
ufficialmente nell’organico di corte e diventa la musicista più pagata: passa
dai 10 ai 20 Scudi mensili.
Si sposa con il cantante
Giovan Battista Signorini.
Nel 1622 Francesca ha dato alla luce la loro unica figlia
Margherita, che ha vissuto per diventare una cantante e successivamente una
suora, ma poco o nulla si sa di lei.
“Un episodio che dà conto del carattere della
Cecchina viene riportato da Antonio Magliabecchi. Nei suoi ricordi inediti la
dichiara valente nel cantare e nel recitare, ma la dice «altrettanto fiera ed
irrequieta». È proprio in relazione a questa sua prima opera che nacquero
baruffe e litigi con il poeta di corte, Andrea Salvadori, il quale rifiutò di
scrivere per la Caccini il libretto. Il Salvadori scrisse versi pungenti contro
Saracinelli, il nuovo librettista, e la compositrice. Lei per risposta lo mise
in ridicolo come amante, dai facili insuccessi, e riuscì a far naufragare la
rappresentazione di una sua favola (Jole ed Ercole) dicendo
che era una satira contro il principe. Si cominciò a far deduzioni poco
lusinghiere sul carattere della Caccini, che fu detta vendicativa e dispettosa.” [Milena Gammaitoni – Enciclopedia delle
donne.]
“Alla
fine del 1626 il marito muore e con questa morte si perdono le tracce anche
della Caccini. Si sa soltanto che prestò servizio fino al 1628 nella corte
medicea ma nulla di preciso si sa più della sua vita.” [Milena Gammaitoni – Enciclopedia delle donne.]
Alcune fonti non
documentate dopo il 1628, la vogliono a
Lucca al servizio di un banchiere
e diplomatico Vincenzo Buonvisi.
Non è chiaro quando è morta, sappiamo che nel 1634 e 1637
è a Firenze, e dal 1640 non è più
ricordata come vivente. .
Nonostante la fama ed il
successo di cui si è detto Francesca Caccini, detta la Cecchina cade nell’oblio più totale, rotto nel
1847 da un articolo pubblicato nella Gazzetta Musicale di Milano e da
successivi studi storici e filologici, ma ancora oggi è ai più una sconosciuta.