Joan Miró (1893-1983)
Un mio amico mi spiegava che in Mirò non c’è il concetto,
(molteplicità di elementi elaborati
dall’intelletto) ma l’intuizione, (sensibilità immediata di un singolo
elemento).
Alla Fundació Joan Miró a Barcellona, troviamo questo
arazzo:
La mia prima “intuizione” mi diceva; è un gatto, o meglio
il “Gatto con gli Stivali”.
No, è una donna.
l trittico “la speranza del condannato a morte”
Rappresenta la protesta dell’artista, che al momento della notizia della
morte dell’anarchico Salvador PuigAntich, sospende tutti i suoi lavori per tre mesi; il trittico è in realtà le
tre opere a cui lavorava e le sospende e non le completerà mai più.
“un
dramma visivo che si esprime con l’incapacità di una sottile linea nera su
sfondo bianco di raggiungere il cerchio che si era prefissata, la morte
impedisce drammaticamente il ricongiungimento.”
Tra le opere più significative è ; La masía, una descrizione talmente lucida da
apparire surreale della casa in cui Miró ha trascorso tutta la sua infanzia,
nel piccolissimo centro rurale di Mont-Roig, vicino a Tarragona.
Ernest
Hemingway acquistò questo dipinto e lo custodì per tutta la vita come un
feticcio perché, diceva:
“Rappresenta
tutti quei sentimenti che provi quando stai in Spagna e tutti quelli che provi
quando sei lontano da questa terra e non puoi andarci. Nessuno mai è stato
capace di dipingere questi atteggiamenti opposti.”
Duke Ellington e Joan Miró 1966
Nessun commento:
Posta un commento