L’uomo è un essere vivente che ha delle esigenze
fondamentali per vivere: bere,mangiare, accoppiarsi e riposarsi, tutte attività
necessarie alla sopravvivenza dell’individuo e della specie.
Qui non si parla di diritto ma di necessità.
All’asino bisogna darli da mangiare e l’acqua necessaria
al mantenimento della sua struttura d’asino. Quest’asino non ha nessun diritto,
ma presta un servizio al suo proprietario.
La necessità è soddisfatta solo se in cambio, l’individuo
(o l’asino) fornisce al gruppo sociale dominante il lavoro.
Per questo si parla di diritto al lavoro, ma non il
diritto all’ozio.
Ma la proprietà
privata o di stato, che da forma alle gerarchie non vi avrebbe trovato un suo
tornaconto, nell’ozio degli asini. Bisogna
quindi parlare non di un diritto dell’uomo, bensì di un diritto dei dominanti
di conservare la loro dominanza.
Si è insegnato agli individui di lavorare con “il sudore
della fronte”, e questo automatismo culturale, è così ben inculcato che loro
stessi chiedono di far “sudare la loro fronte”, per il mantenimento delle
gerarchie.
Su questi bisogni
fondamentali, s’innesca l’apprendimento , intrapreso fin dalla nascita, del
modo in cui può appagarli. Apprendiamo le regole sociali, delle ricompense, (salario, promozioni, beni
di consumo) e delle punizioni se queste regole non vengono rispettate.
I diritti del
lavoratore non sono altro che i diritti del padrone.
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