"Molto
alla moda oggi, il rifiuto della nozione di vittima nasce dal narcisismo
fondato sull'ammirazione della figura del dominante. E di fatto, questo rifiuto
è assolutamente anti-sovversivo. Infatti, se non ci sono vittime, non c'è
ingiustizia e non c'è nessuna ragione per combattere, né per criticare questo
"meraviglioso" sistema."- Mélusine Ciredutemps. Che
possiamo trovare qui.
Questa moda, la leggiamo
tutti i giorni sui giornali e su alcuni Blog.. soprattutto quando si parla di
donne; “basta rappresentarle sempre come
vittime, sangue e lividi.”
Ma cosa vuol dire vittima?
Vittima è chi
è costretto a subire le imposizioni altrui,
a essere succube di altri. Chi
soccombe all’altrui inganno e prepotenza, subendo una sopraffazione, un danno,
o venendo comunque perseguitato e oppresso: restare vittima di un intrigo, di
un tradimento; essere vittima della
prepotenza altrui; vittime della barbarie, della tirannide.
Quindi essere vittima, non è
mai una scelta, ma una condizione, una responsabilità di terzi, la vittima si
sente degradata, umiliata. Negare la condizione di vittima vuol dire
rinchiuderla nei suoi sensi di colpa. Per questo è importante riconoscere la
vittima, solo così la si può aiutare a liberarsi dei sensi di colpa per
l’umiliazione ricevuta. Negare lo status di vittima, vuol dire negare
la sopraffazione, il danno, l’oppressione la prepotenza la tirannide.
Vittimismo.
Per vittimismo si
intende; fare la vittima, ma non lo si
è, scaricare sugli altri le proprie
responsabilità, e lamentarsene. Il vittimismo è tipico dei colpevoli, mai della
vittima.
Es. uno stupratore, cercherà sempre di minimizzare e fare la vittima,
scaricando le proprie responsabilità sulla vittima, perché era stato offeso,
provocato, aveva bevuto.. ecc…ecc.. spesso nei casi di stupro o di violenza sulle donne, la
tendenza dei giornali e di talune “femministe” è di assecondare questo
vittimismo, scaricando le responsabilità, sul comportamento della vittima, sulla società, il degrado, la crisi
economica, internet… ma di fatto deresponsabilizzano il colpevole e colpevolizzano
la vittima, rinchiudendola in un vicolo cieco, dove non potrà mai liberarsene e
ribellarsi. Va detto una buona volta;
questi signori sono complici dei colpevoli. Il vero atto sovversivo, è
riconoscere le vittime e solidarizzare con loro, per imparare a riconoscere i colpevoli e i loro complici.
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