martedì 11 marzo 2014

La natura umana; tra biologia e cultura.



Mi sono ritrovata spesso, troppo spesso a controbattere o a discutere sul binomio natura e cultura. Parto, da una mia posizione ideologica, che rifiuta il ruolo subalterno della donna che la vede condannata dalla biologia, e la stessa  biologia che è benigna  nei confronti degli uomini.. Per pormi una domanda: In quale misura, l’uomo, (inteso come specie)  subisce nel proprio comportamento l’imperio della sua natura biologica?  Oppure sia culturalmente determinato, condizionato più dall’immagine di se stesso che dai cromosomi? Mettendo bene in chiaro che queste sono solo delle mie riflessioni, che non hanno nessun valore scientifico, dal momento che non seguirò nessun metodo scientifico .

Nel primo caso; quello dell’imperio biologico, vede un destino sottomesso, perché iscritto nei modi di funzionare della materia vivente, il secondo lascia maggior spazio alla coscienza e alla libertà di scelta. Se l’uomo è biologicamente determinato, come sembra indicarci parte delle teorie della biosociologia o dell’etologia sociale, le mete che ci possiamo proporre, non sono materia di speculazione filosofica, ma di indagine scientifica; quindi solo la scienza può decidere con competenza l’organizzazione sociale, perché solo la scienza può sapere quali siano le forme, conformi alle nostre peculiari caratteristiche biologiche. Quindi la nostra conformazione biologica, renderebbe inutile e folle ogni spinta  soggettiva al cambiamento.. Viceversa se è la cultura a dettare le ragioni del nostro agire, la possibilità di evoluzione diviene una caratteristica fondamentale della natura umana, e il futuro che ci aspetta non deve più essere scoperto per diventare conosciuto, ma può essere immaginato e costruito.. Il richiamo al determinismo comportamentale, rievoca vecchi fantasmi autoritari, che riducono l’uomo ad un automa biologico, ben programmato, mentre l’approccio culturale è in grado di garantire le libertà e il progresso sociale.

Il pericolo di fantasmi autoritari, non è insito soltanto nella pretesa di individuare a priori, comportamenti possibili, ma anche nell’idea opposta che non vi siano limiti biologici, la possibilità di inventarci il proprio destino, non ci offre, di per se, la certezza sulla qualità del “destino”..

Sia la cultura che la biologia ci vedrebbe adatti solo alla piramide gerarchica, perché se l’uomo non ha in se il senso della propria esistenza, la passività e l’indeterminazione che ne deriva, apre le porte a qualunque tipo  di determinazione esterna. Dio o lo stato, che è poi lo stesso.

Il fatto che la matrice biologica venga utilizzata per avallare teorie reazionarie, non vuol dire che tale matrice deve essere dimenticata. In pratica vorrei, cercare di attribuire la giusta collocazione per evitare di rimanere invischiati nella contrapposizione natura/cultura.
Dire che i comportamenti umani sono tipici della specie equivale, evidentemente,  a dire che sono geneticamente fissati. Le componenti genetiche del comportamento e il comportamento umano, non sono la stessa cosa. Nell’uomo, come in tutti gli esseri viventi, il comportamento è il risultato di diverse variabili;  la biologia e la cultura, sono solo alcune di queste variabili, perché vi sono impulsi  dell’ambiente esterno, il comportamento  di altri esseri viventi, della stessa o diversa specie, l’andamento meteorologico, l’escursione termica, ecc…ecc…
Quindi il comportamento umano non si può fissare in un modo univoco e costante, quello che gli etologi amano definire “automatico”, perché univoco e costante, non è il comportamento ma il combinarsi di diversi fattori, perchè ogni individuo non incontra lo stesso ambiente, non ha la stessa storia. Ma ciò non esclude che tra la formazione biologica degli esseri viventi e il loro comportamento esista una relazione profonda, ma è del tutto arbitrario, come fanno certi studiosi del comportamento animale ed umano, ritenere che tale relazione sia diretta, che abbia una relativa componente genetica, pertanto immodificabile. Risulta presuntuoso ritenere di poter risalire a posteriori di un comportamento osservato, sempre e comunque prevedibile, perché in ambiente diverso, il medesimo corredo genetico si combini in modo da produrre comportamenti inaspettati, e questo, credo che possa accadere, anche osservando il comportamento sessuale dei merli, figuriamoci nell’uomo..

 Dimenticavo; per comportamento si intende la manifestazione “esteriore”.

Il confronto tra il comportamento umano e quello animale, non tiene conto, di quello che nel comportamento umano è presente, ed è totalmente assente in quello animale.


Il comportamento animale, è sostanzialmente eterodeterminato. (soggezione alle altrui decisioni) Il comportamento di un animale, è dato dal patrimonio genetico e l’ambiente vissuto in maniera passiva. Il batteri lattici, hanno nel loro patrimonio genetico gli enzimi adatti per fermentare il lattosio, ma anche il glucosio, di questi zuccheri, fermenta quello che il caso o l’uomo, li mette a disposizione. Quindi quello del batterio è il risultato “passivo” delle caratteristiche dell’ambiente.. Certo che le cose diventa sempre più complicate, man mano si sale nella scala evolutiva, perché si complicano le conformazioni biologiche, e di conseguenza il rapporto con l’ambiente. Quindi gli animali fanno, quello che geneticamente sono in grado di fare, ma anche quello che l’ambiente li costringe a fare.
Anche per l’uomo il comportamento è il risultato dell’incontro, tra conformazione biologica, e ambiente. Ma l’ambiente, per l’uomo ha un altro significato, più ampio, di quanto ne abbia per gli animali, anche perché l’ambiente che influenza il comportamento umano è costituito in massima parte da individui della stessa specie, cioè dagli uomini stessi, che hanno la possibilità di esercitare condizionamenti vicendevoli, anche in assenza  di un contatto diretto e questo ne determina la possibilità di comportamenti umani individuali differenziati. L’uomo trascorre la propria vita in mezzo ad altri uomini, con regole, precetti opinioni, strumenti e oggetti creati dai suoi simili. L’insieme di queste norme e oggetti compongono l’ambiente artificiale dell’uomo. Artificiale perché creato nel corso della storia, quindi non prodotto dalla natura. Questo ambiente artificiale in cui l’uomo vive si chiama cultura..

Quindi il comportamento umano è “culturale e volontario” pur traendo la sua origine da fondamenti biologici. Anche negli animali, soprattutto nei mammiferi superiori la loro volontà viene esercitata, ma in maniera ridotta. Nell’uomo invece il numero delle azioni volontarie è talmente elevata che la differenza da quantitativa si trasforma in qualitativa. Da non dimenticare poi, la capacità d’astrazione che è tipicamente umana. che permette all’uomo di raffigurarsi, di immaginarsi nell’ambiente. In pratica l’uomo, tende a modificare l’ambiente in cui vive, e non a subirlo come capita alle altre specie. E tutto questo è cultura e non biologia.
 Il comportamento umano non è mai completamente controllabile, nessun regime, è mai riuscito a ottenere dai suoi sottoposti, un’adesione totale, perché nella società umana, è presente e sarà sempre presente la trasgressione, come resistenza a subire il condizionamento.
In conclusione, l’uomo può essere definito un’organismo bio-culturale, ma anche socio-ideologico e pratico-immaginario.


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