giovedì 2 gennaio 2014

“Il più bell’oggetto di consumo."

 




 “il più bell’oggetto di consumo.”  Questa definizione delle prostitute è di Charles  Baudelaire, il poeta Francese.

Non voglio colonizzare nessuno, ne sovradeterminare nessuno, o sottodeterminare o iperdeterminare nessuno, ma esprimere solo il mio pensiero, che è mio, parziale e incompleto.  E non ho l’arroganza autoritaria, di essere l’unica ad avere un pensiero critico. Questo è solo l’Ida-pensiero. 
Mi sono imbattuta nelle famose (quaranta ragioni) se non è lesa maestà, vorrei fare alcune mie osservazioni.  
Rinuncio da subito a presentare un quadro obiettivo delle condizioni di vita, delle prostitute perché non esiste obbiettività. Ogni donna, ogni vita, ogni corpo, vive in modo differente la prostituzione, come una disperazione, una schiavitù, una tristezza, abitudine e talvolta una scelta e forse piacere. Ma soprattutto non ho la presunzione di conoscere la verità.
Le quaranta ragioni, ci presenta una prostituzione romantica e festosa, gioiosa, felice, avventurosa,  seduttrice e travolgente, che attrae, che affascina, ma che a me terrorizza. Penso che non  esista una prostituzione femminile, veramente gioiosa, e se esiste, è un  gioco vitale, sul sesso e denaro, elementi che gravano sul loro destino. Sì, sono consapevole che il gioco è anche un elemento dell’erotismo, forse è la componente essenziale, ma non il denaro. Sesso e denaro si escludono a vicenda, si contrastano ma non s’incontrano mai. Il denaro è un’astrazione, un simbolo, la prostituta, un corpo, una persona, un individuo, con le sue frustrazioni, i suoi sogni, le sue amarezze e speranze che diventa merce.  Nel sesso il denaro sancisce solo  l’asservimento, perché stabilisce nella transazione chi è il soggetto e chi è l’oggetto.
La prostituzione resta il luogo dell’inquietudine, il luogo privilegiato del desiderio maschile, oggetto di una scelta assoluta. La prostituta, non sceglie  è sempre scelta poiché prostituta, per il suo essere arcaico e patriarcale di femminilità.
La donna che invita all’acquisto di una prestazione sessuale a tutto sembra alludere tranne che all’esplosione di un incontrollato godimento, la prostituzione segue i  tempi di produzione e dello scambio, lo scambio sessuale di cui esplicitamente allude il corpo femminile messo in vendita, sembra essere ben lontano dal narrare un desiderio, ma solo un corpo ben definito e inserito nella società della produzione e del consumo.  Piacere per gli altri e rinuncia al proprio.
Nella prostituzione c’è una netta separazione di genere, pochissime donne riescono ad avere l’accesso allo status degli uomini prostituti. Gli uomini prostituti, (eterosessuali) hanno la possibilità e il privilegio dovuto al loro sesso, di poter scegliere.  Una libera scelta, un  “libero” gioco con il sesso e il denaro, con ambienti e corpi da loro accettati e voluti, forse un po’ stagionati e non  desiderati, ma voluti.  Sono cinici e volgari, perché l’arte del mercato è cinica e volgare e  desidera solo corpi maschili ben dotali e merce di alta qualità. Il prezzo del mercato della prostituzione maschile, ( da 800 euro in su) è accessibile, solo ad una minoranza di donne, il prezzo della prostituzione femminile è accessibile a tutti.

Solo una minoranza di prostitute privilegiate, hanno il privilegio di scegliere.   La maggioranza delle donne che si prostituiscono, non può scegliere il partner.   La prostituta deve darsi a un corpo, ad altri corpi, aprire le gambe con una successione senza scelta, per il denaro che consegnerà al protettore, altro elemento essenziale che si nasconde , che non si parla mai e rimane sempre dietro le quinte, “il protettore” o “organizzatore di eventi”, come viene chiamato oggi quando il protettore si trasforma in imprenditore, ma la prostituta rimane comunque sempre merce.  (Qui sarebbe bene anche, vedere e studiare l’evoluzione del “protettore” nel corso della storia, da padre, amico, marito, amante a imprenditore. Ma il ruolo della donna non subisce nessun tipo di evoluzione, era oggetto e rimane oggetto).
In un punto mi trovo d’accordo, con le “quaranta ragioni”: le prostitute, conoscono aspetti della vita sessuale maschile, inenarrabili, che nessun’altra donna, moglie o compagna possono vedere e conoscere, uomini miserabili, disgustosi e pietosi che non trovano piacere nel sesso, ma solo nella rappresentazione del potere della loro virilità.
Ma prendo un altro punto, quello che dice:” Si ribellano contro leggi assurde, patriarcali, che negano il sesso e le criminalizzano…...” Dimentica che la prostituzione stessa è il frutto del patriarcato. Se non fosse così, avvalorerebbe la tesi  del patriarcato che sostiene l’inferiorità biologica della donna, e che in ogni donna si cela una prostituta in potenza. Forse è questa l’opinione della nostra femminista? Non lo sapremo mai!
 La prostituzione è un’offerta  che il patriarcato fa alle donne a tutte le donne, che può risultare conveniente per le donne, ma è un fenomeno unilaterale, schiacciante, oppressivo, senza nessuna contropartita. Per secoli se una donna rimaneva vedova e senza sostegno, o per avere un riscatto sociale, il patriarcato le offriva l’unica possibilità; prostituirsi.  Un lontano incantesimo, lega strettamente e indissolubilmente, la donna al sesso, da come si veste a come cammina. Non si può pensare di esorcizzarlo semplicemente con la provocazione, o meglio, con  le cazzate!
Capisco che siamo vicino alle feste, ma mi chiedo qual è il senso di questo regalo (quaranta ragioni) che alcune  donne fanno al patriarcato? Un regalo commovente perché del tutto illegittimo e immeritato,  del tutto forzato al dominio. Un regalo che queste donne pensano di offrire, con la segreta genuflessione alla “fallocrazia”?  Ma non voglio parlare di quello che dice, non m’interessa sapere se aiutano o no  la vecchietta attraversare la strada. Voglio parlare di quello che “le quaranta ragioni” non dicono. E parlare delle scelte delle privilegiate che lo fanno per “libera scelta”, vuol dire non voler vedere quello che realmente c’è dietro la prostituzione femminile. quiqui,qui
La prostituzione femminile, comporta quasi sempre la trilogia, prostituta, cliente, protettore, è  quest’ultimo che forza lo scambio, e si appropria del profitto.  Dov’è la l’autodeterminazione della prostituta se  ha un “contratto” che prevede e garantisce il profitto a una terza persona, che prestabilisce,  regola, ritualizza la modalità dello scambio, determina la fluttuazione del denaro e del sesso? Lei subisce solo le decisioni prese da altri.
Certo il protettore non si prende tutto il denaro, ne lascia almeno quel necessario alla sua “protetta”, che si trovi almeno in una posizione di privilegio  rispetto alle altre donne per la quantità di denaro di cui possono disporre, un maggior numero di cose da acquistare, vestiti alla moda, una sicurezza materiale, un’illusione di libertà, che le rendono doppiamente schiave. 
Il commercio della donna e del sesso è uno dei più fiorenti mercati mondiali. Prolifera con vaste reti di comunicazioni, ha i suoi metodi di lavoro, e manodopera specializzata, ha i suoi mercati i suoi centri, cammina parallela allo sviluppo del capitalismo, sposta i corpi da un mercato ad un altro, li sequestra, li uccide, li violenta  e li umilia,  seguendo solo  la  logica del profitto. Dov’è in tutto questo la libertà?  Il capitalismo, spinge sempre più a parlare, a mostrare a produrre, sempre più sull’immagine del sesso, sulla sua espressione, tutto questo s’innesca una produzione di manipolazione nell’immaginario delle persone. Riproducendo il sesso come merce e la sua stessa repressione, in un pensiero totalitario.  Far diventare merce i corpi delle persone e rendere tutto questo normale, rendere normale il rapporto del denaro con il corpo, quindi con la stessa sopravvivenza, con lo scambio della vita stessa come una cosa donata, pagata, meritata,  guadagnata. Questa è l’unica similitudine che esiste tra una donna che lavora alla catena e una prostituta, lo sfruttamento.

 Fine prima parte.





Le immagini sono di Henri de Toulouse-Lautrec. Chi meglio di lui ha amato e conosciuto le prostitute?  Ma gioiose e felici, non ne ha rappresentate mai nessuna.. Toulouse-Lautrec, descrive un illusorio benessere, dove si cela una società profondamente classista, un’umanità femminile dolente, sofferente e sfruttata, fatta di miseria e precarietà.

Qui ci sono alcune delle più belle del “bordello”  il “Bal du Moulin de la Galette.” e in strada.

Aggiornamento :

http://www.massimolizzi.it/2014/02/miti-legalizzazione-prostituzione.html

2 commenti:

  1. Non so perche' ma questo post mi fa venire in mente Pepe Mujica: "Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. L’alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui, che però ti tolgono il tempo per vivere”.

    Il lavoro pagato come schiavitù. Vero, però sicuramente c'è chi fa il suo lavoro con piacere e non si sente schiavizzato o sfruttato, per cui boh, prendo per buona la possibilità teorica che uno si diverta veramente a fare sesso a pagamento e il fatto di andare con una persona che non gli piace è l'equivalente del commercialista col cliente stronzo che lo fa ammattire. I gigolò e le escort probabilmente rientrano in questo tipo di categoria, ma anche l'antico mondo della cortigianeria, fatta di donne ma anche di tanti uomini - la cosiddetta prostituzione onesta che altro non era che il mantenimento a vita dell'amante. Il problema secondo me non è tanto la prostituzione in sé ma la tratta e lo sfruttamento delle prostitute, mi vengono in mente le nigeriane e le slave sulle nostre strade, raccontano delle storie raccapriccianti di torture e sopraffazione.

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    1. Intanto grazie! Close The Door.. Appunto, direi che il problema non è la prostituta, ma la prostituzione, che comporta lo sfruttamento la tratta e tutto quello che ne consegue. Non escludo che ci possa essere quella che lo fa per scelta o per piacere, ma sono una minoranza ristretta e privilegiata.. secondo me il privilegio, stà nel poter scegliere il cliente.. i gigolò quasi tutti hanno questa possibilità, le prostitute no.. sono i clienti che scelgono loro..

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